Affari di famiglia al Comune|Ai domiciliari De Luca - Live Sicilia

Affari di famiglia al Comune|Ai domiciliari De Luca

Nudo all’Ars per protestare contro Micciché che non l’aveva inserito in commissione Bilancio: questo il suo momento più famoso, quello rimasto indelebile nella memoria collettiva dei siciliani, Una bandiera della trinacria a mò di foglia di fico per “rompere il muro del silenzio di quei moralisti “parte integrante della mangiatoia del governo parallelo”. Erano i tempi di Cuffaro governatore.
Coinvolto pure il fratello
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Nudo all’Ars per protestare contro Micciché che non l’aveva inserito in commissione Bilancio: questo il momento più famoso di Cateno De Luca, quello rimasto indelebile nella memoria collettiva dei siciliani. Una bandiera della Trinacria a mo’ di foglia di fico per “rompere il muro del silenzio di quei moralisti parte integrante della mangiatoia del governo parallelo”. Erano i tempi di Cuffaro governatore. Nel frattempo il ciumenisano – dal nome dialettale di Fiumedinisi, suo paese natale – si laureava e transitava nelle fila dell’Mpa, dal quale sarebbe uscito poco prima delle ultime elezioni amministrative per creare Sicilia Vera, un partito nato, diceva lui stesso, per “rompere con le vecchie logiche di potere”.

E sono, però, quelle stesse logiche di potere oggi lo vedono costretto ai domiciliari. Da ieri notte è scattata la misura cautelare richiesta per i reati di tentata concussione e falso in atto pubblico, commessi nel 2007, 2008 e 2009. Contestati amche al fratello del parlamentare Tindaro Eugenio De Luca, al responsabile area servizi territoriali ed ambientali del Comune jonico, Pietro D’Anna, e al presidente della commissione Edilizia comunale, Benedetto Parisi.
Stando agli atti delle indagini, infatti, nel Comune da lui amministrato la volontà di rompere con il vecchio sistema di potere sarebbe venuta meno. Facendo di lui uno dei più grandi perpetuatori, qualora le accusa dovessero essere confermate.
Pare infatti che il sindaco, e deputato regionale, Cateno De Luca, approvasse varianti al Piano regolatore a suo stesso vantaggio, per autorizzare opere edilizie che avrebbero garantito un beneficio a società a lui riconducibili, mettendo, di contro, a rischio l’incolumità della popolazione di Fiumedinisi, il paesino nelle colline joniche del messinese.
Si tratta della variante del 2006 al Prg e del “Contratto di Quartiere II Vivi Fiumedinisi”, che hanno reso edificabili terreni fino ad allora agricoli, su cui “fino ad oggi nessuno aveva costruito, perché anche gli antichi hanno capito che da quel versante era pericoloso”, commenta Nino Maimone, consigliere d’opposizione di Fiumedinisi.
Le indagini condotte dalla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della polizia municipale di Messina, e coordinate dal procuratore Guido Lo Forte, dal procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro e dal pm Liliana Todaro, scaturiscono
da denunce sporte dal Wwf, da Fare Verde e da alcuni consiglieri comunali di opposizione di Fiumedinisi.
Si tratta di lavori di ripristino delle difese spondali del torrente  Fiumedinisi – “che però non sono mai esistite, perciò ripristino è termine inesatto”, continua Maisano – per cui il Comune, amministrato dallo stesso De Luca, sindaco del paesino messinese, aveva predisposto una risagomatura, tramite la realizzazione di un muro d’argine sulla sponda sinistra per una lunghezza di 708,30 metri, e altezza variabile dai 4 agli 11 metri. Per questa “Muraglia”, secondo la denuncia, non esisteva parere favorevole dell’assessorato regionale al Territorio e, perché quello già rilasciato, si legge nella denuncia, “risulta rilasciato su un progetto del tutto diverso da quello sottoposto al parere degli altri enti e da essi autorizzato”.
“Dopo alcuni infruttuosi tentativi di bloccare in via amministrativa l’inizio dei lavori – scrivono i cinque consiglieri di minoranza di Fiumedinisi – delle ‘difese spondali’ (mai esistite), nel mese di ottobre 2008 abbiamo  presentato un esposto/denuncia alle Procure di Messina, Roma e Palermo rappresentando fatti e circostanze, già di pubblica notorietà, in ordine alla costruzione in corso, effettuata in palese difformità progettuale”.
Inoltre, “il parere della Soprintendenza ai beni culturali di Messina, del 29 maggio 2007, affermava che – tranne per il tratto interessato dal campo sportivo – non è consentita la risagomatura dell’alveo. Dallo stato dei luoghi appare invece evidente che la risagomatura dell’alveo sia stata effettuata”. E secondo i denuncianti “l’impressionante urbanizzazione prevista sulla sponda idraulica sinistra non potrà che comportare un incremento esponenziale del rischio idrogeologico”. Una tale riduzione del naturale percorso idraulico del torrente del paese, potrebbe, infatti, generare una situazione di rischio simile a quella creatasi nelle zone alluvionate di Giampilieri e Scaletta, sulla stessa sponda della provincia messinese.
Ciò nonostante i lavori sono andati avanti. Il tutto, secondo l’accusa, per favorire i terreni privati incrementando il valore commerciale di alcune aree ricadenti nel progetto e riconducibili alla Dioniso srl, il cui amministratore unico è proprio De Luca. All’interno della muraglia, sarebbero, infatti, state realizzate una struttura alberghiera con annesso centro benessere, di proprietà della società Dioniso srl (“ad alto rischio idrogeologico (R4), finora costato complessivamente circa 10 milioni di €”, scrivono ancora i consiglieri comunali), la realizzazione di centri di formazione permanente del Caf Fenapi srl, che De Luca presiede, e la realizzazione di 16 alloggi da parte della cooperativa edilizia Mabel, il cui amministratore risulta essere il fratello del deputato Tindaro De Luca.
Le indagini avrebbero confermato le denunce e rilevato che quasi tutti gli interventi proposti ed approvati, grazie anche a una variante al Piano Regolatore, riguardavano interventi a vantaggio del sindaco e dei suoi familiari.


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