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Le dimissioni che salvano

Sanità, I manager hanno fallito ma...
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Hanno fallito nella loro missione di risanamento di bilancio delle rispettive aziende sanitarie, ma non per questo subiranno provvedimenti amministrativi. È il caso di Salvatore Giuffrida e Giuseppe Calaciura, rispettivamente a capo delle Asp di Messina e Catania che, finiti nella bufera mediatica a causa dei cospicui negativi di bilancio delle aziende di cui erano a capo, hanno scelto la via delle dimissioni, piuttosto che aspettare il licenziamento da parte dell’assessorato regionale alla Salute.

Perché? La normativa vigente in materia di funzione pubblica prevede, in caso di licenziamento da parte della Regione, l’impossibilità di ricoprire incarichi pubblici per i due anni successivi. Fatto sta che le lettere di dimissioni, che questa mattina erano già in assessorato a Palermo – come confermano da piazza Ottavio Ziino – consentono ai due ormai ex manager delle Asp di non cadere nel cavillo giudico che li ‘congelerebbe’ dagli incarichi pubblici per i prossimi due anni. Insomma, Giuffrida e Calaciura, due uomini cari a Lombardo e a Massimo Russo (nella foto), potenzialmente già domani potrebbero essere nominati da qualche altra parte alla Regione.

Il punto è che nel comma di legge che ‘condanna’ i manager inadempienti non figurano nemmeno le parole ‘licenziamento’ o dimissioni’. Quello che sancisce, invece, la riforma sanitaria è che i manager che non hanno rispettato il piano di rientro, decadono automaticamente.

Cita l’articolo 20, comma 4, della legge regionale n. 5 del 2009, cioè la riforma della sanità di Massimo Russo: “Il mancato raggiungimento dell’equilibrio economico di bilancio in relazione alle risorse negoziate nel rispetto degli obiettivi fissati dal Piano di rientro e di riqualificazione del Servizio sanitario regionale […] comporta la decadenza automatica del direttore generale”.

“Perché – si chiede allora Renato Costa, segretario regionale della Cgil Medici – Massimo Russo ha invitato i manager alle dimissioni, piuttosto che applicare direttamente una norma di legge, peraltro scritta proprio da lui?”.

Mentre il dubbio di Costa resta sospeso nell’aria, Massimo Russo, che ha firmato il provvedimento con cui propone a Lombardo la decadenza immediata del dirigente generale dell’Asp di Agrigento, Salvatore Olivieri, prende atto delle dimissioni presentate da Calaciura e Giuffrida.

“A loro due – ha detto Russo – va il mio più sincero ringraziamento per l’impegno profuso, per la grande carica umana con cui hanno portato avanti la delicata e difficile opera di rinnovamento della sanità territoriale e per la sensibilità istituzionale che hanno dimostrato con l’atto delle dimissioni. Nonostante non siano riusciti a mantenersi all’interno del budget concordato, sia Calaciura che Giuffrida hanno comunque ottenuto risultati importanti per la riqualificazione della sanità nelle due province dove è stata avviata una profonda opera di risanamento”.

Ad Agrigento il risultato atteso era l’equilibrio del bilancio. Il consuntivo, invece, espone una perdita, al netto di quanto emerso nel contraddittorio, di circa 7 milioni di euro.

Il consuntivo dell’Asp di Catania espone uno squilibrio di 18,4 milioni di euro rispetto al concordato. Pur con le attenuanti presentate in sede di contraddittorio dal direttore generale, lo “scostamento” rispetto al concordato sarebbe rimasto comunque negativo per circa 5 milioni di euro. A Messina, inoltre, la differenza rispetto agli obiettivi previsti dal piano di rientro è stata di 18,3 milioni di euro.

Un’appendice, infine, appare in coda al comunicato diffuso da piazza Ottavio Ziino: “Essendo emersa, in sede di istruttoria, un’erronea imputazione dei dati di mobilità per le prestazioni sanitarie dei residenti di Lampedusa e Linosa (erroneamente imputati all’Asp di Agrigento) e del comune di Capizzi (Messina), dal momento che i costi vanno correttamente imputati sulle aziende di Palermo ed Enna, il dipartimento per la pianificazione strategica sta verificando l’impatto di tali effetti sui bilanci delle due aziende e ha già avviato le procedure di contradditorio”. Che anche Palermo ed Enna abbiano imboccato la strada verso il commissariamento?


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