"La trattativa c'è stata" - Live Sicilia

“La trattativa c’è stata”

Parla Ingroia
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“Ci siamo sempre più convinti, perché ci sono risultanze che lo dicono, che la trattativa vi fu, e che andò avanti un passo alla volta”. Lo ha detto Antonio Ingroia, sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, parlando della presunta trattativa tra Stato e Mafia risalente al 1992. Trattativa che, ha spiegato Ingroia a margine del Forum nazionale contro la Mafia in corso a Firenze, sarebbe andata avanti “raggiungendo dei piccoli accordi, concessioni reciproche, da una parte e dall’altra”. Anche per questo, secondo il magistrato, continuare a indagare sugli eventuali mandanti esterni delle stragi del ’92 e del ’93 “non solo ha senso, io credo che sia nostro dovere: è un obiettivo. La cosiddetta seconda repubblica nacque all’indomani delle stragi e della trattativa. Fino a quando noi non avremo la verità piena sulle stragi, sui loro mandanti, sulla trattativa e sul suo esito, non avremo fatto chiarezza sull’origine della nostra repubblica: e credo che, da cittadini di una democrazia, se questa vuole essere matura e compiuta – ha concluso Ingroia – dobbiamo conquistare la verità”.

La Procura di Palermo indaga per capire se i politici della lista nera di Cosa Nostra furono risparmiati dall’uccisione grazie a “un parziale esito” della trattativa tra Stato e Mafia. E’ un’altra affermazione di Ingroia. “I politici vennero risparmiati – ha detto, a margine del Forum nazionale contro la Mafia in corso a Firenze – ed è oggetto della nostra indagine verificare se questo cambio di obiettivo strategico, perché poi si uccise Borsellino, si fecero le stragi nel ’93, fu determinato anche da un parziale esito della prima trattativa”. Ingroia ha spiegato che “era già noto, e ora stiamo ricostruendo con pazienza un mosaico indiziario dal quale emerge che certamente, l’hanno dichiarato molti collaboratori di giustizia, ci sono molte fonti convergenti, che c’era una lista di uomini politici che Cosa Nostra voleva eliminare, o perché ritenuti in qualche modo avversari, o perché ritenuti in qualche modo ex amici, ex alleati, che non erano stati all’altezza degli impegni assunti con Cosa Nostra”. A quel punto, ha detto il magistrato citando le dichiarazioni di Giovanni Brusca al processo Mori, “Brusca era stato incaricato da Riina di preparare l’attentato all’allora ministro Mannino”, ma “poi Riina gli disse che non doveva farsi più, perché poi si fece la strage di via D’Amelio”.

La sentenza di condanna all’ergastolo per Francesco Tagliavia rappresenta “una importante conferma dibattimentale” dell’attendibilità del pentito Gaspare Spatuzza, secondo Antonio Ingroia. Interpellato dai cronisti sulla possibilità che questo dato favorisca la riapertura di alcuni processi relativi al periodo ’92-93, Ingroia ha risposto sottolineando che ”ogni Procura fa le proprie scelte, le proprie valutazioni”, e che la sentenza di Tagliavia “é una sentenza che aiuta le indagini di tutte le Procure, non solo di Firenze, ma anche di Palermo e Caltanissetta, che stanno lavorando su quella delicata fase della nostra storia”.

Non è mancato un riferimento alle intercettazioni. “Se dovesse passare il disegno di legge sulle intercettazioni così com’é, rischiamo di mettere una pietra tombale per sempre su quella verità. Un dato è certo senza intercettazioni non si sarebbero scoperte neanche le cose che sono state scoperte fino a oggi sulle stragi del ’93, e tutto quello che è accaduto negli anni successivi. Noi saremmo orfani di quella verità non compiuta ma importante, conquistata ad oggi, e magari grazie alle intercettazioni si potranno conquistare altri pezzi di verità”. Ingroia, che ha parlato a margine del Forum nazionale contro la Mafia in corso a Firenze, ha inoltre criticato l’ipotesi di prescrizione breve, che “in generale avrebbe conseguenze sulla credibilità della Giustizia. Sarebbe un altro colpo alla credibilità e all’autorevolezza della Giustizia in Italia: e ogni volta che si colpiscono l’efficienza e la credibilità della Giustizia, si finisce per rafforzare il potere delle ‘giustizie alternative’, come la pseudogiustizia mafiosa”.

(Fonte ANSA)


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