Palermo e la bestia nera - Live Sicilia

Palermo e la bestia nera

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L’ho vista ovunque questa bestia nera. Stavolta l’impresa era facile, perché l’animale in oggetto non ha motivo di nascondersi, propenso com’è all’insolenza, sicuro della propria inevitabilità.

D’altronde, anche volendo, non avrebbe potuto dileguarsi – il bestione – né far perdere le proprie tracce. Esso stesso è infatti restio all’assumere una forma, allo scavarsi una tana identificabile. Ingombrante, amorfa per natura, è una creatura concreta e lieve al tempo stesso, solida ed eterea, stanziale eppure ubiqua. A volte si presenta in veste di atmosfera: oscuramento di insegne, assenza di suoni, aroma indefinibile che grava sull’anima e ne spreme depressione. In altre occasioni la si può descrivere con tratti prosaici: saracinesca abbassata, vetrina velata di polvere recente o venata da un sasso, cartello con su scritto qualcosa. Spesso quel qualcosa, affidato alla tipografia, è una bugia bianca: “Svendita per rinnovo locali”. Più di rado è una confessione spudorata: “Chiusura attività”. Troppo frequente, negli ultimi tempi, è il passaggio a bruciapelo dallo stato degli affari alla sua più diretta conseguenza, riassumibile in una parola: vendesi. Annunci appesi a una serranda di negozi che furono, che avevano raccolto fedeltà. Annunci ogni tanto completati da una specifica sotto la scritta cubitale: per uso commerciale. Un passaggio di consegne affidato al destino. Un’ammissione di sconfitta.

Tornando al nome della belva, chiamatela come più vi dispiace. Crisi, scomparsa delle piccole e medie realtà, desertificazione del centro di Palermo, fallimento dei negozi di antica tradizione o di recente azzardo, morte della vendita al dettaglio impiccata alle grandi catene internazionali del franchising. Non importa la definizione, ma quello che la belva fa. Svuota. Debilita. Decentra. In ogni caso, i resti del suo scomposto banchetto saprete dove trovarli: laggiù, ai margini della città, dove svettano i nuovi ipermercati. Cattedrali dell’acquisto all’ammasso. Tombe della complicità tra bottegaio e cliente.

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