Angelina, pasta al forno e lutto | Le mamme che ci salvano - Live Sicilia

Angelina, pasta al forno e lutto | Le mamme che ci salvano

La famiglia Discrede, mamma Angela è vestita di nero

Il vestito nero non sarà tolto, fino a quando non si conoscerà la verità.

PALERMO- Ci sono persone che restano nel taccuino di una cronaca. Nessuno va mai via del tutto, qualcuno si apparta. Altri continuano a mostrare i colori della prima ora. Sono soprattutto le mamme; accade perché i giornalisti – come gli altri – non smettono mai di essere figli. E’ un doppio foglio di cose e sentimenti: la linea sorvegliata del resoconto accanto al ritratto.

Laura Zarcone, per esempio, la mamma di Marcello Volpe, che cerca il suo ragazzo scomparso a Palermo e non ancora tornato. Angela Di Pasquale, mamma di Daniele Discrede: ieri, con una fiaccolata a Passo di Rigano, è stato ricordato il quarto anniversario del suo omicidio scaturito da una rapina. C’è una storia giudiziaria di sforzi e ricerche, a cui riconoscere il massimo impegno, fin qui senza presunti colpevoli. Ci sono nuove indagini in corso dopo che è stata respinta la richiesta di archiviazione.

Qui si narra un po’ di Angelina – come la chiamano – che non ha partecipato alla fiaccolata e che non toglierà il vestito nero fino a quando non le diranno chi ha ucciso Daniele. Angelina che l’anno scorso, invece, c’era. Tornava per la prima volta nel cortile del delitto. E mentre lei passava, come sfiorando tutto, come sorvolando su tutto, dall’asfalto su cui il figlio era caduto saliva una vampa di cose da dire, ma non c’era stato il tempo. Questa fu la sensazione, il miraggio intravisto per chi presenziava.

Angelina che cucina la pasta al forno come se niente fosse accaduto, quando è accaduto tutto. Ne prepara teglie intere per Vito, il fratello di Daniele, perché – gli confida – “sei l’unico figlio maschio che mi rimane”. Angelina che prende la macchina, compra i fiori e va al cimitero quasi ogni giorno e ha un sorriso negli occhi, di fianco al dolore, ma chissà come fa.

Angelina che sarebbe la mamma giusta per tutti, se non avessimo già le nostre splendide mamme e che, un giorno, disse: “Quella sera eravamo a cena fuori con mio marito. Arriva una telefonata di un parente: ‘Daniele, Daniele, è successo qualcosa a Daniele, davanti al magazzino, c’era la picciridda’. Ci precipitiamo. Un poliziotto ci tranquillizza: ‘Non preoccupatevi, era lucido, ha dato indicazioni. Eccoci al Policlinico, al pronto soccorso. Nessuno può entrare. Non dimenticherò mai la faccia addolorata e la gentilezza della dottoressa, mentre ci comunicava: ‘Purtroppo, non ce l’ha fatta’. Poi, siamo entrati, era bellissimo, aveva il viso sereno, la sua dolce espressione di ragazzo. Io ricordo tutto: il suo sguardo, la sua risata, la sua mano sulla spalla. Io con lui ci parlo, anche se lo psicologo sostiene che è sbagliato. Ma che ne sa? Ci parlo e lui mi risponde”.

I figli rispondono sempre alle madri. Le madri ascoltano sempre i figli. E sono proprio loro – le madri che non si arrendono – a rinnovare il miracolo della vita. Ciò che nacque una volta, infatti, rinascerà per sempre.

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