Dai pizzini dei boss alle sigarette | Arrestata la signora delle 'bionde' - Live Sicilia

Dai pizzini dei boss alle sigarette | Arrestata la signora delle ‘bionde’

Un carico di sigarette di contrabbando

La donna è fra i fermati dai pm di Palermo. Era in contatto con chi gestiva gli sbarchi di migranti.

PALERMO - L'INCHIESTA
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PALERMO – Non solo immigrazione clandestina, ma anche contrabbando di sigarette. Tra i tredici fermati dalla Procura di Palermo c’è pure una donna, Rita Adele Micalizzi.

Nata a Grosseto 27 anni fa, ma residente a Palermo. Di lei si è parlato nei mesi scorsi, quando è stato arrestato il marito, Colsimo Geloso, accusato di essere affiliato alla famiglia mafiosa di Brancaccio.

Geloso, 28 anni, per conto dello zio Giuseppe Caserta, pure lui finito in cella nei mesi scorsi, avrebbe riscosso il pizzo dai commercianti e custodito il libro mastro del clan. Un ruolo delicato a dispetto della sua giovane età visto che nella contabilità c’erano i nomi e gli stipendi dei detenuti. I pizzini con i riferimenti al gotha di Brancaccio, a cominciare dai fratelli Graviano, erano nascosti dentro una scatola di cartone in casa di Adele Micalizzi.

L’anno scorso Geloso è stato pure condannato a dieci anni e otto mesi per l’ omicidio di Enrico Giurintano. Lo avrebbe travolto con la macchina all’indomani di una lite familiare. All’inizio era sembrato un incidente, poi si è scoperto che si tratta di una vendetta. I pm di anni di carcere ne avevano chiesto 30, ma la Corte ha stabilito che si sarebbe trattato di un omicidio non volontario ma preterintenzionale, conseguenza cioè di un’azione violenta.

Nel fermo eseguito oggi dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, viene tracciato il ruolo della donna organizzatrice del traffico di sigarette. Sui gommoni che trasportavano i migranti venivano stipati cartoni di bionde. Royal Business, Pine Blue, Winston e Marlboro le marche più diffuse.

Una volta trasportate a Palermo la donna attivava la sua rete di vendita di cui farebbero parte “gli indagati Andrea Di Salvo, Stefano Micalizzi, Gioacchino Micalizzi e Giuseppe Geloso”. Alcuni di loro gestiscono delle rivendite autorizzate di tabacchi. I finanzieri hanno registrato un vorticoso giro di telefonate per le “ordinazioni”. Le sigarette, dunque, venivano immesse nel mercato legale. Altre volte, invece, ingrossavano il mercato nero. A fare da gancio e a mantenere i contatti con il fornitore Bassem Zarai sarebbe Hamid Hassoune, un marocchino che vive a Mazara del Vallo e che in Sicilia è conosciuto con il nome Filippo.

 


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