02 Novembre 2011, 10:21
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L’esperienza Cammarata? Bocciata su tutta la linea. La gestione delle partecipate? Un fallimento. I trasporti? Persino in Nord Africa sono meglio attrezzati di noi. Il segretario provinciale della Uil, Antonio Ferro, non usa mezze misure per giudicare gli ultimi dieci anni di amministrazione di Palermo e chiede interventi immediati che favoriscano lo sviluppo economico e creino posti di lavoro.
Se dovesse tracciare un bilancio degli ultimi dieci anni, cosa salverebbe e cosa no?
“Di cose da prendere ce ne sono molte poche, e questo è sotto gli occhi di tutti. Alcune delle questioni più urgenti, come la stabilizzazione del personale precario che è stato creato da altre amministrazioni, aveva trovato una minima soluzione ma si è rivelato un fallimento. E questo per due motivi: uno economico, perché il comune non ha la possibilità di potere pagare e sostenere queste aziende, e l’altra legata al dato che si è fatto pochissimo perché questo personale e queste aziende potessero fornire i servizi alla città. Per esempio, avevamo fatto delle proposte per migliorare la qualità delle professionalità da inserire nell’organico comunale. Manca del personale nel corpo dei vigili urbani, ma si è adottato un sistema di ingresso così restrittivo che pochissima gente è risultata idonea. E il problema non è stato risolto”.
Quello delle partecipate è uno dei problemi più gravi a Palermo…
“Certamente. In questi giorni ci sono forti preoccupazioni per le migliaia di lavoratori delle partecipate. Il bilancio del comune, anche per i tagli decisi in questi ultimi anni e per l’anno prossimo, non avrà la possibilità di garantire la continuità del servizio. L’Amat è in grande sofferenza, l’Amia commissariata e a rischio collasso è tutto il sistema della pubblica amministrazione. Sui processi e sui miglioramenti dei servizi non siamo per nulla soddisfatti”.
Cos’altro rimproverate all’amministrazione Cammarata?
“Per lo sviluppo è stato fatto poco e niente, il comune non è quasi mai intervenuto insieme ad altre istituzioni rispetto alle crisi aziendali del territorio, come il cantiere navale o la Fiat. La vertenza Fiat non era una responsabilità del comune di Palermo, ma vista la vicinanza dell’amministrazione comunale al governo nazionale qualche parola si poteva spendere. Oggi la città è abbandonata a se stessa e non dà una bella immagine di sè ai pochi turisti che arrivano. E’ in crisi il settore turistico che subisce sì la crisi internazionale, ma subisce anche la crisi di una città che non è certo vivibile, e se non lo è per i turisti figuriamoci per i cittadini. C’è un’assenza dei servizi, non esiste quasi più l’assistenza sociale ai più bisognosi, hanno tagliato da tempo i servizi a disabili e anziani con problemi, ai giovani che necessitano dell’assistenza integrativa nelle scuole”.
Quali temi vorrebbe al centro del confronto fra i candidati alla carica di sindaco?
“Potrei ripresentare per intero quanto abbiamo detto cinque anni fa, con qualcosa in più. Le cose non sono certo migliorate. Bisogna fare in modo che ci sia una pubblica amministrazione efficiente che dia risposte certe, bisogna snellire la burocrazia per i cittadini e le imprese e soprattutto risolvere il problema dei trasporti. Oggi nessuno si sognerebbe di utilizzare i mezzi pubblici, se non costretto dalla necessità. La città è invivibile anche per l’ambiente e la qualità dell’aria. Credo sia ancora in vigore l’ordinanza sulle targhe alterne, sfido a chiedere ai cittadini se sanno che è ancora in vigore il provvedimento e vedremo quanti lo sanno. E’ servito solo a salvare l’amministrazione dalle proprie responsabilità, nessuno si è mai interessato per far rispettare l’ordinanza, è stato uno dei tanti provvedimenti tampone. Se si vuole rendere vivibile la città, ci vogliono trasporti efficienti ma l’Amat non compra ancora tutti gli autobus a metano e la motivazione è che non ci sono i punti di rifornimento. L’Amat non parla con l’Amg e non si crea uno spazio idoneo per rifornire adeguatamente i mezzi, e ancora compriamo autobus a gasolio. Non ci sono le fermate e ci sono troppi blocchi del traffico, inoltre l’Amat è senza autisti: si parla del tram ma non si sa chi deve gestirlo, nessuno si è attrezzato per avere autisti che abbiano la patente idonea. Sono esempi lampanti non di una disorganizzazione, del fatto che ognuno pensa a cose diverse da quelle che servono ai cittadini”.
Non le sembra di essere troppo severo con l’amministrazione?
“Faccio un altro esempio, quello dello spazzamento di strade e marciapiedi che è stato affidato ad Amia Essemme. Dieci anni fa si pulivano con i mezzi idonei, oggi vediamo i lavoratori con uno scopino e un recipiente uguale a quelli che usiamo a casa. Se questo è il sistema idoneo per tenere pulita una città, allora di strada da fare ce n’è ancora molta. In centro, i marciapiedi sono pieni di cartacce. Stesso ragionamento vale per le possibilità del sistema produttivo della città. Questa è una città dove il lavoro non esiste e il comune ha parte delle responsabilità: nulla ha fatto per creare le condizioni per un lavoro produttivo, non c’è un centro congressi, la Fiera non ci capisce che fine farà, i monumenti non sono organizzati per essere visitati. Se ci sono siti di particolare interesse, il comune dovrebbe pretendere che siano fruibili anche se non sono suoi. I teatri cittadini stanno ormai per chiudere”.
Cosa dovrebbe fare il prossimo sindaco appena eletto?
“Ci vuole una riorganizzazione delle partecipate, un piano dei trasporti pubblici utilizzando anche i fondi europei, che negli anni ci siamo fatti sfuggire, chiudere il traffico in alcune zone della città e poi un azione forte per lo sviluppo. L’azienda non è solo quella metalmeccanica, ci sono anche altri settori. Un altro punto è l’apertura tutte le domeniche dei negozi, come se questo bastasse a incrementare le vendite: quello si fa con qualche soldo in più in tasca. Disabituando al giorno di riposo, si fa un danno anche ai lavoratori dei negozi: non tutti hanno lo straordinario o i riposi compensativi, sappiamo della condizione di chi lavora in questo settore”.
Come si immagina Palermo fra dieci anni?
“Come quella che avevamo in mente 10 anni fa. Più vivibile, con gente che lavora, con servizi che funzionano, possibilmente dove non ci sia questa grande necessità di avere lavoro solo tramite forme di assistenza ma anche con uno scatto di orgoglio per creare le condizioni che ci facciano recuperare in tanti settori come il turismo, nuovi servizi, le nuove tecnologie, gli studi di progettazione, un porto che possa accogliere il flusso turistico in maniera adeguata. Al porto non c’è nemmeno una stazione che accolga le persone al coperto, le stazioni dei bus che vengono dalla Provincia, anche nel Nord Africa, sono coperte e climatizzate. Ora a Palermo forse c’è un piazzale, ma non c’è un punto di arrivo. Ovunque sono più attrezzati di noi”.
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