02 Febbraio 2014, 17:54
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CATANIA – Sette anni di dolore e nulla è cambiato, se non nella prevenzione: è il bilancio di Marisa Grasso il giorno dell’anniversario della morte di suo marito, l’ispettore capo di polizia Filippo Raciti, ferito a morte il 2 febbraio del 2007 da ultras del Catania durante il derby di calcio col Palermo nello stadio Angelo Massimino. Ancora oggi la vedova del poliziotto si “rifiuta di guardare le partite di calcio”. “Con i miei due figli – aggiunge – abbiamo una certezza e un terrore: la certezza che Filippo non c’è più e il terrore che una tragedia analoga possa ripetersi. Parlo spesso con i colleghi di mio marito e mi dicono che non è cambiato alcunché. Certo le misure di prevenzione ci sono state da parte dello Stato, ma manca l’educazione civica”.
IL RICORDO – E per Marisa Grasso e i suoi due figli c’è anche “l’amarezza di riconoscimenti” che non sono giunti. “Mia figlia – afferma la vedova Raciti – mi ha chiesto: ma come è finita con la medaglia d’oro al valore civile della Regione Siciliana? Non le ho saputo rispondere, sono passati tre governatori e nessuno si è mosso. Neppure a Catania: il Comune non è stato capace di intitolare una piazza a un poliziotto che ha perso la sua vita per salvarne altre…”.
UN PROCESSO INFINITO – Per la morte dell’ispettore Raciti sono stati condannati, per omicidio preterintenzionale, con sentenza passato in giudicato due ultras del Catania: Antonio Speziale, all’epoca dei fatti minorenne, a 8 anni di reclusione, e Daniele Micale a 11 anni. In merito ad Antonino Speziale, i suoi legali hanno presentato un ricorso in Cassazione contro la decisione del Gip di Catania, su richiesta della Procura, di archiviare l’istanza per avviare “un procedimento penale per falsa testimonianza contro l’agente di polizia Salvatore Lazaro, autista del Discovery della Ps durante la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti” avvenuta il 2 febbraio del 2007 e’ stata presentata da Rosa Lombardo, la mamma di Antonino Speziale, condannato a otto anni per omicidio preterintenzionale. La mamma di Speziale aveva riproposto la tesi del ‘fuoco amico’ nella morte dell’ispettore di polizia, avvenuta per le ferite riportate durante gli scontri del derby Catania-Palermo allo Stadio Massimino. Nell’istanza presentata al procuratore aggiunto Michelangelo Patane’, Rosa Lombardo chiedeva che “venisse chiusa la fase istruttoria e che l’indagato venga rinviato a giudizio”. Tra quattro giorni in Cassazione sarà trattata la richiesta di revisione del processo, avanzata dagli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco, con la Procura generale che ha dichiarato inammissibile l’istanza.
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02 Febbraio 2014, 17:54