Guerra di numeri| ma il dissesto finanziario incombe - Live Sicilia

Guerra di numeri| ma il dissesto finanziario incombe

A poche settimane dal voto dello scorso giugno, dagli uffici della sesta municipalità, Trappeto Nord-Cibali, quartiere popolare di Catania, telefonarono per un problema “grave”: ci volevano tre lampadine nuove per le strade del quartiere. Dall’altro capo del filo, arrivò la risposta della ditta che serviva il comune: “non veniamo nemmeno per questo, il Comune non paga”. Clic!
Piccolo grande esempio di cosa è accaduto negli ultimi anni a Catania. Il neosindaco Raffaele Stancanelli, insomma, si è seduto su una poltrona che più che “scottare”, sembra – metaforicamente – issata sopra una “bomba ad orologeria”. Il “timer” è quello del rischio, più volte paventato, della dichiarazione di dissesto. “Se entro un breve periodo non dovessero pervenire delle risposte concrete da Roma io credo che non vi siano escamotage tali da potere fare superare il mese di settembre”. Le parole del ragioniere generale del Comune di Catania, Francesco Bruno, sono chiare. La legge prevede che entro la fine di settembre la giunta verifichi l’equilibrio di bilancio e il ragioniere generale è già al lavoro per la sua redazione e in città la parola che gira con paura è “dissesto finanziario”. Il buco – ha precisato Bruno – “non è un miliardo di euro come qualcuno fantastica ma di poco più di un terzo di quella cifra (circa 450 milioni, ndr)”.
Intervistato in tarda mattinata il ragioniere generale Bruno ha diminuito ancora la cifra: circa 350 milioni di euro.
Bruno non “valuta inevitabile” il dissesto ma sottolinea che è “un fatto che prevede la stessa norma: noi abbiamo ancora, seppure formalmente, ripianato i disavanzi d’amministrazione ma non abbiamo concretizzato la provvista finanziaria”.
La data ‘utile’ per una risposta all’allarme lanciato dall’amministrazione comunale al governo Berlusconi è il 14 settembre, giorno del Consiglio dei Ministri. Se non dovessero arrivare dei fondi, almeno duecento milioni di euro come anticipazioni di crediti e la rimodulazione dei mutui, i prima a rischiare sarebbero i 4.500 dipendenti del Comune che potrebbero rimanere senza stipendio.
Ce la faranno a Palazzo degli Elefanti?
“Avremo grosse difficoltà ad uscire da questo tunnel se non ci sarà l’intervento del governo” ha dichiarato il neoassessore al Bilancio Gaetano Riva. Ma come stanno le cose, nel dettaglio? Al di là del dato ufficiale (540 milioni di euro, senza mutui è la cifra dichiarata di recente dal sindaco Stancanelli), indiscrezioni parlano di una “ciliegina sulla torta”: ben 665 milioni di debiti da mutui e prestiti, la voce più grossa, il 70% dei quali contratti con la Cassa Depositi e Prestiti, la vecchia “banca” degli enti locali, alla quale sarebbe stata chiesta la “ristrutturazione”, in sostanza di una rimodulazione. Insomma, un “mare” di denaro: in lire di vecchio conio siamo intorno ai due mila miliardi.
Niente male, ma comunque i catanesi hanno espresso il loro voto, confermando il centro-destra che governa la città da otto anni. Che fare? Stancanelli è volato a Roma, a chiedere aiuto al governo Berlusconi Obiettivo? Affrontare le emergenze, che si fanno sempre più impellenti, non fosse altro per le proteste ripetute dei lavoratori che hanno rapporti con Palazzo degli Elefanti.
Il centro-destra chiama il centro-sinistra, al governo negli anni Novanta, in causa per il “buco” di bilancio…come stanno le cose? “Loro possono dire quello che vogliono – risponde Saro D’Agata, Pd – i dati e i fatti dicono che nel periodo 2003-2004, sotto l’amministrazione Scapagnini, è stato registrato un deficit crescente” E sui mutui? “Non c’è paragone – continua D’Agata – fra le giunte di centro-destra e quelle del centro-sinistra di Bianco. Loro vi hanno fatto ricorso in misura nettamente maggiore”.
In soldoni: chi ha prodotto i 40 milioni di “buco” in bilancio certificato al 2003?. Gestione “allegra”, consulenze, incarichi, finanziamenti. Giunte Scapagnini, maggioranza di centro-destra. Certo il centro-sinistra ha denunciato e protestato: ma perché – qualcuno si è chiesto – tenere in piedi il consiglio non facendo venire meno il numero legale? Perché votare il bilancio, come accaduto, insieme a quasi tutto il consiglio? Perché qualche finanziamento è finito anche a “soggetti” vicini all’area di centro-sinistra? Storia di Catania, città strana, dove i confini di maggioranza-opposizione sono talora labili. I Comunisti Italiani, con Orazio Licandro, hanno, comunque, portato, nella scorsa legislatura, il caso in Parlamento e da anni denunciano il “disastro” dell’amministrazione Scapagnini. ”Ma il consiglio ha lavorato bene” – dichiara Nuccio Lombardo, consigliere dell’Mpa, anche lui confermato a Palazzo degli Elefanti. “Il consiglio ha fatto tutto quello che gli è stato chiesto per affrontare la difficile situazione finanziaria. Negli ultimi tempi, in particolare, si è lavorato con alacrità, approvando celermente un bilancio rigoroso. C’è stato poi il ‘ritocco’ di Ici e Irpef, altre misure sui servizi, insomma da parte nostra si è lavorato.”
Comunque, il tempo stringe: chi salverà il “Soldato Catania”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI