Servono i tre tenori - Live Sicilia

Servono i tre tenori

Davide Ballardini, ieri, ha dimostrato un curioso teorema ottico. E’ l’unico uomo al mondo a vederci chiaro solo con gli occhiali scuri. Quando li indossa, è un portento. Nel catino di Lecce, gli occhialetti da vecchia zia l’hanno confuso. Non gli hanno permesso di scorgere l’evidenza a un palmo dal suo naso. Infatti, il mister ha scambiato Guana per Liverani e Migliaccio per un’ala. Ha scambiato pure Succi per un centravanti. Solo Carrozzieri non è “scambiabile”. Per quanto faccia e dica, rimane sempre ostinatamente Carrozzieri. L’unica soddisfazione della serata leccese? Il gol di Cavani che per la verità era un passaggio sbagliato sul secondo palo. Infatti, Edinson ha esultato di malavoglia e per contratto. Lui il pallone intendeva soltanto passarlo, perché è buono, per far segnare Succi, ecco.

Il nominato Davide Succi comincia a ricordare un po’ troppo tale brasiliano Andrade che la Roma comprò anni addietro, per poi pentirsene in eterno. Gli osservatori giallorossi lo ammirarono in una singola amichevole. Andrade marcò una rete meravigliosa, partendo dalla sua area. Una volta sbarcato a Fiumicino, del suddetto si rammenta solo qualche discreta rimessa laterale. Succi si è segnalato con i famosi due gol al “Barbera” ai tempi del Ravenna. Poi? Ieri, un cross in curva e un tiro quasi in fallo laterale. In entrambi casi, un’incongrua e incomprensibile risatina da personaggio dei cartoni animati giapponesi.
Torniamo a bomba a Ballardini. L’effetto taumaturgico sembra esaurito come gli spinaci di Braccio di Ferro o le noccioline di Superpippo. Di solito, nel turbinio di esoneri e richiami, i mister rosanero si comportano molto bene nelle prime partite. Infine, fatalmente, si smarriscono. Capitò a Colantuono, per esempio, col doppio successo con Juve e Catania. Ideona. Affidiamo la squadra a un triunvirato composto da Ballardini, Colantuno e quell’allegrone di Guidolin. Alè, un terzo del campionato l’uno per sfruttare la propulsione iniziale ed evitare il decadimento del cammino inoltrato. Già bello e pronto lo slogan: Balla-Cola-Guido, i tre tenori rosanero.
Nel frattempo, Mediagol cita – riguardo ad Amelia – “voci che parlano di una presunta volontà del giocatore di essere ceduto durante il prossimo mercato di gennaio. Il motivo? Non sarebbe contento di come stiano andando le cose e del fatto che i tifosi non abbiano ancora acquisito totale fiducia nelle sue capacità”. E come mai i tifosi – questi ribaldi – non hanno acquisito fiducia? Forse per il balletto “esco-entro-esco-entro-non esco più” nel derby del Massimino? E come ha fatto Amelia ad intercettare tale sentimento di sfiducia? L’applauso a Fontana dopo l’ingresso in campo con la Viola, forse? Una petizione popolare? Un telegramma risentito firmato da trentamila persone? Che poi con gli applausi, bisogna andarci cauti. Chi scrive ha ancora nelle orecchie il fragoroso battimani che salutò l’ingresso di tale Matusiak. Vedete un po’ che fine (calcistica) ha fatto. Dove vorrebbe andare Amelia? Forse al Napoli per comprare una bella casetta sul Vesuvio e da lì riprendere la caccia alla Numero uno di Paperone? Non potrebbe accontentarsi dei lauti stipendi di Zamparini?

Cose di casa loro. La notizia della settimana è che la Roma non ha perso. Dice: ma non ha neanche giocato, causa secondo tempo del diluvio universale. Sottigliezze. Intanto, non ha perso.


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