Il Commissario dello Stato ha impugnato gran parte della legge appena votata dall’Ars che prevedeva alcune deroghe ai divieti di caccia. Lo ha annunciato la Lav, che esulta per la bocciature delle norme definite “sparatutto” dagli animalisti. “Il Commissario dello Stato ha accolto il ricorso della LAV ed ha impugnato ben 3 dei 4 articoli della legge-sparatutto che prevedeva una vergognosa deregulation della caccia”, si legge in un comunicato del responsabile fauna della Lega animalista Ennio Bonfanti.
Le norme denunciate dalla LAV e impugnate dal Commissario riguardano il no all’abbattimento di “animali domestici inselvatichiti”, gli abbattimenti nei Parchi in casi di danni all’agricoltura, l’abbattimento di fauna in aumento, la vendita delle carni degli animali abbattuti nei parchi: era il vero scopo della leggina, ossia dare il via libera al business di salsicce di cinghiale.
“Sconfitto quel malcostume istituzionale che all’Assemblea regionale siciliana fa più danni delle doppiette, perché condotto da uomini pubblici che violano con arroganza la legge – si legge nel comunicato della Lav -; bocciato l’abuso dei poteri legislativi dell’Ars usati per regalare a cacciatori e bracconieri nuove norme che rendono più facile il saccheggio della fauna”. Secondo gli animalisti, con lo stop alle norme si è evitato “un massacro infame” di animali.
L’assessore regionale all’Agricoltura Giovanni La Via osserva: “L’impugnativa del Commissario dello Stato merita rispetto e apprezzamento per le argomentazioni che vengono evidenziate”.
La legge, in pratica, consente attività sostanzialmente riconducibili alla caccia in aree protette e di divieto. Una deroga dovuta ai danni arrecati dagli animali selvatici, soprattutto dai cinghiali.
