Settimana piena, borsa fra pausa e aborto - Live Sicilia

Settimana piena, borsa fra pausa e aborto

MATERIE PRIME: salgono rame e platino

Il mondo delle commodities ha visto andamenti differenziati. Il petrolio è sceso fortemente nel finale tornando a 40 sulla scadenza febbraio, ma già sulla scadenza marzo il prezzo è 46 e nei mesi successivi quota sopra i 50. Questo fenomeno (contango) è normale perchè la consegna a termine evita immobilizzo finanziario e costi di stoccaggio, ma in questa fase è più elevato del solito, indicando attese rialziste da parte degli speculatori, in coerenza con la credenza diffusa in uno scenario macro che vede una ripresa (o una minor recessione) nella seconda parte dell’anno.

Questo ottimismo si riflette nel baltric dry index , una misura del costo di trasporto navale delle commodities, che è avanzato per 4 giorni consecutivi al maggior livello da due mesi; e su alcune materie prime industriali, come il rame che è salito di quasi il 7%; ne ha beneficiato anche il platino per la componente industriale rispetto a quella di prezioso che risulta statica a giudicare da argento e soprattutto oro; quest’ultimo – scaduta la consegna di fine anno del comex senza sorprese, come si era temuto – ha stornato, riallineandosi al dollaro. Il quadro tecnico dell’oro evidenzia la fine della prima onda nel nuovo ciclo rialzista, che lo ha portato da 680 a 880, ed è in corso un ritracciamento con obiettivo in area 800 per gennaio-febbraio,dopo il quale mi aspetto la terza onda (in genere quella più significativa) con cui si dovrebbe rivedere almeno quota mille per aprile-maggio in concomitanza con la fase di forza dell’azionario(e il platino a 1500).

Si conclude con : petrolio a 46(marzo) gas naturale a 6(marzo) oro a 854(febbraio) argento a 11,3(marzo) platino a 1005 (aprile) palladio a 192(marzo) rame a 156(marzo).

CAMBI: aspettando Trichet

L’indice del dollaro guadagna l’1% concludendo la settimana a 82,6.
Perde nei confronti della sterlina che dopo il taglio di mezzo punto dei tassi al minimo record dell’1,5% (inferiore però alle attese) registra un recupero; le materie prime aiutano anche le valute di canada, brasile e nuova zelanda. Il dollaro guadagna soprattutto con euro e franco svizzero (oltre il 3%) nei confronti dei quali è tornata una volatilità molto elevata, come del resto atteso. Il dollaro è salito venerdì dopo i dati sull’occupazione americana, nonostante questi avessero mostrato nuovi record negativi a tutti i livelli, con la disoccupazione ufficiale (ricordo che è sottostimata di circa 4 punti) al 7,2% che non si vedeva da 15 anni, e con il totale delle buste paga perse nel 2008 secondo solo a quello registrato nel 1945(e c’era la guerra mondiale). Perchè è salito? Semplicemente perchè la borsa è scesa con decisione e questo ha fatto ripartire l’avversione per il rischio, con lo yen che è tornato in auge e dunque ciò ha favorito il dollaro indirettamente attraverso il solito meccanismo dei cross (euroyen è sceso in area 120) .

In prospettiva va aggiunto il discorso sui differenziali dei tassi d’interesse: negli USA non possono più scendere essendo a zero, mentre si avvicina l’appuntamento con la BCE che è attesa tagliare i tassi, ed ha ancora margini per farlo essendo nientemeno che al 2,5%. C’è molta curiosità circa ciò che la BCE farà giovedì prossimo e soprattutto per quello che dirà. Si viene da una fase finale del 2008 in cui il ciclo dei tagli sembrava finito, a quella attuale in cui – complice la caduta del tasso d’inflazione ufficiale , e il pessimo andamento dei dati macro economici – attese in questo senso sono riprese con forza. In particolare se la BCE taglia di mezzo punto, come hanno fatto gli inglesi, mantenendo un ritmo robusto di riduzione dei tassi, e Trichet si esprime in senso possibilista circa ulteriori tagli futuri, aumenteranno ulteriormente le aspettative di vedere presto tassi all’1%, o forse anche meno, sull’euro. Situazione opposta se tagliasse solo di 25 cts. E comunque Trichet si esprimesse in modo credibile a favore della fine del ciclo dei tagli.

Nel frattempo EUR/USD ha fornito la risposta al quesito posto nella scorsa Nota. Avendo rotto al ribasso, arrivando dapprima fino a 1,33 poi rimbalzando a 1,37 ed infine concludendo di nuovo al ribasso a 1,34 ha disegnato una chiara sequenza a 5 onde all’interno della seconda macro onda di correzione rispetto alla svolta rialzista da 1,23 a 1,47. Pertanto la quinta in corso dovrebbe terminare la prossima settimana dalle parti di 1,31-1,30(62% di ritracciamento ed importante supporto statico), e da lì dovrebbe poi partire il nuovo rialzo con obiettivo oltre 1,50 per aprile(scenario fine dei tagli tassi europei e fase rialzista su borse e materie prime). Cambierebbe completamente tale interpretazione con nuovi minimi sotto 1,23 (scenario tagli dei tassi europei ad oltranza e nuova fase di forte avversione al rischio); in questo caso si potrebbe anche prefigurare una discesa in area 1,10 cioè con un ampiezza di caduta almeno pari a quella intercorsa tra 1,60 e 1,23 cioè 37 punti partendo da 1,47. Per i motivi fondamentali esposti più volte, ritengo ben più probabile il primo scenario (magari più rallentato e meno esteso).

OBBLIGAZIONI: bernanke put

Negli USA i futures sul tasso a tre mesi scadenza dicembre 2009 quotano 1,19% (-42 cts. Rispetto a 7 giorni fa), il libor a tre mesi è sceso al 1,26%(-16 cts.) e ad un anno al 1,85%(-15 cts.); i bot a 3 mesi allo 0,06%(-3 cts.). I rendimenti dei bonds a 2 anni a 0,76%(-1 cts.); a 5 anni al 1,51%(-4 cts.); il decennale al 2,39% (-1 cts); a 30 anni al 3,05%(+20 cts.). Fermo il differenziale tra 2 e 10 anni a 163 (+0 cts.).Scendono i tassi sui mutui a tasso fisso trentennali (-9 cts. Al 5,01%) e quindicennali(-21 cts. Al 4,62) ma NON quelli a tasso variabile ad un anno (+10 cts. Al 4,95%).

Nella parte iniziale della settimana, in parallelo all’andamento positivo della borsa, era proseguito il rialzo dei rendimenti, con il decennale arrivato al 2,5%. Poi, con l’inversione dell’azionario vi è stato un ritracciamento e si conclude al 2,4%. L’idea di fondo è che la fed comprerà bonds come ha annunciato, a maggior ragione se dovesse esserci un rialzo dei rendimenti, per cui la speculazione si sente protetta da una sorta di “bernanke put”. Difficile però che vi siano investitori disposti a tenere fino a scadenza questi rendimenti negativi in termini reali; per cui è probabile che non appena dovesse arrivare il classico granellino di sabbia, farà cadere l’intera montagna perchè gli speculatori fuggiranno a gambe levate. Un film già visto su vari mercati(basti pensare alle commodities 2008). Se poi veramente la fed comprerà ad oltranza per tenere bassi i rendimenti a tutti i costi, le implicazioni iperinflazionistiche saranno tali da assicurare un enorme pressione in senso contrario.

Risale il rendimento del decennale giapponese (1,3%), così come quello degli obbligazionari dei paesi emergenti, con i bonds brasiliani al 6,43% sul decennale (i messicani salgono al 5,94). Nel frattempo si è finalmente saputo quanta moneta ha “stampato” la BCE nel 2008: ben 500 miliardi di euro, come si deduce dal suo bilancio passato da 1,5 trilioni a oltre 2 trilioni con un incremento record di oltre un terzo che appare ovviamente misera cosa rispetto a quello americano(+150%).
Pertanto in Europa i tassi euribor scendono ancora: ad un mese al 2,44% (-20 cts.) a tre mesi al 2,73%(-20 cts.) ad un anno al 2,89%(-21 cts.). I rendimenti sui bund tedeschi scendono sul 2 anni al 1,51%(-22 cts.) ma non sul decennale al 3,02% (+6 cts.) per cui si amplia nettamente il differenziale tra 2 e 10 anni (+151 cts.); il differenziale con i bonds USA risale a +63 cts. Per il bund sul decennale, ma scende sulla scadenza a due anni (+74 cts.) sempre a favore del bund. La Germania ha nazionalizzato la seconda banca del paese, la Commerzbank ed ha visto andare deserta un asta di bund, mentre annunciava che nel 2009 gli aiuti statali all’economia potrebbero arrivare a quota 500 miliardi di euro.

Morale della favola: la linea anglosassone, “mangiarsi il futuro”, sta imponendosi anche tra i teutonici che finora erano rimasti l’ultimo baluardo. Si salvi chi può.

BORSE: pausa o aborto?

La terza onda rialzista dell’attuale ciclo di ritracciamento, che preventivavo arrivasse almeno fino a 967, si è invece fermata a 944 che è esattamente il 50% della prima onda di 178 punti, avendo fatto 87 punti dal precedente minimo di 857. E’ poi partita la quarta che venerdì ha fatto un minimo per il momento a 888, a sua volta il 62% del rialzo (857-944). Dunque il mercato continua a rispettare i livelli di fibonacci, ma si tiene sempre sulle ampiezze minime indispensabili, riflettendo l’incertezza e la mancanza di fiducia; pertanto, se ora riparte al rialzo è probabile lo faccia con lentezza e indecisioni , e l’intero ciclo correttivo potrebbe non andare oltre quota mille abortendo magari prima di aprile-maggio. Comunque per me al momento rimane valido il “film” illustrato la scorsa Nota. A questo proposito, dallo studio delle analogìe quantitative con il 1929 si vede che oltre alla entità ed alla data di inizio del crash, coincide anche quella del primo minimo panicale (novembre 1929) cui all’epoca seguì il rimbalzo durato fino ad aprile1930, prima di riprendere il ribasso durato ininterrottamente per altri due anni.

Nell’immediato lo sp500 dovrebbe trovare supporto in area 880-890, ma il livello chiave da guardare è 840-850: se si scendesse sotto di esso nei prossimi giorni o settimane, sarebbe il segnale che il ritracciamento è abortito prematuramente (avendo fatto solo il 25% circa di tutto il ribasso iniziato a ottobre 2007). In tale ipotesi diviene allora probabile un nuovo minimo , o almeno un ritest di quota 740, per completare il ciclo primario ribassista iniziato a ottobre 2007, e tutti i conteggi e la tempistica andrebbero poi rivalutati.

Si conclude con Dow a 8599 -4,8% ( -2% da inizio 2009) SP500 a 890 -4,4%(-1,4%) Nasdaq100 a 1223 -3,2%(+1%)Russell -5%(-3,6%) Trasporti -5%( -2,5%) utilities -3% (-1%) semiconduttori -3% ( +1,5%) Broker -2%( +1,4%) Banche -11,8%( -10%).Il rapporto tra put e call sale a 1,03 e l’indice della volatilità VIX sale a 43.

Il Nikkey giapponese a 8836 -0,4%(-0,3% da inizio 2009), il Dax a 4783 -4%(-1%) il cac francese a 3300, il footsie inglese a 4448 spmib a 20093 e mibtel a 15680 +1,1% (+3,8%). Tra gli emergenti: Brasile +3%(+10%) Russia -0% (-0%) India -5%(-2,5%) Cina +4,5%(+4,5%).

PREVISIONI: settimana piena

Dal punto di vista degli eventi, la settimana inizia martedì allorchè alle ns. 14 bernanke parlerà a Londra sulla crisi finanziaria e sulla risposta alla medesima da parte delle autorità. Potrebbe essere lo spunto per movimenti a 360 gradi. Se il capo della fed si mostra pessimista sulle prospettive a breve, le borse potrebbero scendere e innescare la fuga verso i bonds, lo yen e quindi anche il dollaro potrebbe beneficiarne (paradossalmente). Se invece annuncia qualcosa di nuovo o mostra grande fiducia in ciò che è stato fatto, potrebbe avvenire l’esatto contrario. Naturalmente sarà penoso vedere i mercati dipendere da quello che “prevede” uno che non ne ha mai azzeccata una, che sia una. Ma è così, fa parte dell’istupidimento collettivo che tanto contribuisce al disastro in corso. Se non altro perchè consente a questi personaggi di effettuare le loro oscure manipolazioni.
Proprio in considerazione di ciò, ritengo che bernanke si mostrerà ottimista: vorrà veder salire la borsa e scendere il dollaro anche se questo gli comporterà comprare un po’ di bonds. Nella stessa giornata usciranno poi i deficit gemelli (estero + interno).

Mercoledì 14 arrivano le vendite al dettaglio che saranno negative per il sesto mese consecutivo a dicembre, nonostante la stagione festiva.
L’attesa è per una contrazione nominale dell’1% circa, anche al netto delle auto. La reazione sarà comunque contentuta, a meno di una sorpresa molto forte in un senso o nell’altro. In serata uscirà anche il Beige Book della Fed.

Giovedì 15 sarà di scena la BCE: il mercato si aspetta mezzo punto di taglio, ma è molto incerto circa ciò che sarà detto da trichet per il prossimo futuro, come già illustrato nel paragrafo sui cambi. Mentre il francese parlerà, sul fronte americano usciranno parecchi dati: dai prezzi alla produzione, al Philly Fed; ma il dato USA più importante arriva venerdì con i prezzi al consumo, che possono rendere ancora più acuta tutta la retorica sulla deflazione così di moda. C’è chi prevede che l’indice generale su base annua scenda sotto zero per la prima volta dal 1955; ma escludendo l’energia, tale tasso è atteso restare al 2%. Coeteris paribus, un dato negativo farà scendere il dollaro perchè vorra dire sempre maggior stampa di moneta da parte della Fed.
Venerdì usciranno anche la produzione industriale, l’indice di fiducia dei consumatori, ed inoltre vi sarà la scadenza delle opzioni azionarie mentre inizieranno a uscire i risultati 2008 delle società quotate.

http://michelespallino.blogspot.com/

Palermo, 12 gennaio 2009


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