Questa mia lettera parte dall’esigenza che sento di porre alla nostra collettività una domanda forte che mi tormenta ormai da qualche anno: ma le università italiane sono fatte per preparare al lavoro giovani specializzati in uno specifico settore o servono soltanto per far ingrassare stuoli di professori universitari con famiglie al seguito e protetti vari? Il mio non è un quesito puramente retorico ma prende le mosse dalla mia personale vicenda che ha dell’inverosimile perché solo oggi mi rendo conto di essere rimasto impigliato in un sistema che non mi permetterà mai di utilizzare la mia laurea per lavorare. Ciò perché semplicemente la mia laurea dà accesso ad una professione che non esiste. Sembra incredibile ma è così, la professione per la quale mi sono formato c’è solo sulla carta ma non esiste nel privato convenzionato, non esiste nei ruoli del pubblico e non è richiesta dagli studi professionali. Si può obiettare: allora perché hai scelto quella facoltà? Facile perché fino a quando non ti laurei non scopri l’inghippo.
Ma andiamo per ordine cominciando con il dire che sono un igienista dentale laureato ed abilitato. Per legge in Italia assistenti alla poltrona del dentista ed odontotecnici non possono più fare l’igiene dentale, occorre il professionista. Cosa accade in Italia, il Paese dell’incredibile? Negli studi privati i dentisti non vogliono sobbarcarsi questo costo e dunque l’igiene la fanno loro stessi o almeno così fanno risultare anche se poi continuano a farla fare all’assistente o all’odontotecnico. Dunque nessuna offerta di lavoro dagli studi privati. La case di cure difficilmente hanno un reparto dentistico, se lo hanno l’igiene la fanno fare sempre al medico (stessa cosa degli studi professionali). Lo sbocco, allora, sarebbe l’ospedale ma nelle piante organiche degli ospedali la figura non esiste anche se introdotta per legge.
Oggi che si parla tanto di prevenzione perché nel settore dentale la prevenzione non esiste nelle strutture ospedaliere? Nessuno ci pensa e nessuno ci fa caso. Eppure l’università di Palermo ha aperto un corso e nessuno sa che non serve a nulla.
Oggi mi chiedo: ma può una Università pubblica aprire un corso per formare giovani per una professione che non c’è? Certo sulla carta non è così. A quando il passaggio dalla carta ai fatti e dunque uno spiraglio per i giovani che si laureano non senza sacrifici? Oggi, poi, che a tutto questo si aggiungono i tagli nel settore sanitario pensare che qualcuno corregga questa distorsione appare perfino utopistico. Eppure in questo Paese ci sono garanzie per tutte le categorie sociali: precari, ex detenuti, disagiati, disabili! Pensare a chi è meno fortunato è certamente un dovere, garantire il reinserimento sociale di chi ha sbagliato altrettanto, ma chi, invece, si è sempre comportato correttamente non ha più diritto all’inserimento lavorativo? Io, dunque, devo delinquere o rendermi invalido per guadagnarmi questo diritto?
Povero, mi dispiace così tanto! Io sono specializzanda in Sc. Naturali e quello che sto capendo ora che sto per finire è che questa specialistica mi nega semplicemente la possibilità di fare lavori più manuali come commessa o barista, sono troppo qualificata e quindi non sono una persona ch ha voglia di lavorare con le mani. Questo è quello che pensano. Vedo molto buio il mio futuro.
Nello studio dentistico dove vado io – a Roma – c’è un professionista specializzato che fa solo la parte dell’igiene dentaria.
Quindi il lavoro per cui hai studiato esiste.
Forse però non hai ben valutato prima di iniziare il corso di laurea, le possibilità di sbocco nella tua regione…
Beh il tuo è un caso che va trattato con le pinze è brutto trovarsi in queste situazioni.. ma è anche vero che tantissime persone si laureano in “scienze delle merendine” e invece gli iscritti alla mia facoltà “ingegneria” sono in diminuzione da anni…
e si, purtroppo
è più facile trovare lavoro da autista anche se si è sprovvisti di patente (un caso della vostra isola di tempo fa) che metter chiodi con un martello
perchè non provi a vender colla colorante da masticare?
così vedrai quanti denti zozzi avrai da ripulire!
(passami la battuta)
Quella che tu racconti, Alberto,è una storia da film grottesco in salsa italiana. Paradossale non è che il privato non si accolli il costo di una figura come la tua, ma che il pubblico (e tu esci dal pubblico!) non ti preveda. Indubbiamente le scelte dei profili professionali non si fanno con una vera ed attenta analisi dei fabbisogni formativi provenienti dal mercato del lavoro, ma spinte da interessi, diciamo, più strettamente personali. Come tu d’altronde dici.
Eppure in mezzo a questo “inghippo”, come ben lo definisci, c’è una soluzione. Ecco quale.
Immagino che non sarai l’unico ad essersi laureato in questo corso.
Bene. Mettiti insieme ad altri tuoi colleghi, non troppi, e aprite un’attività specializzata in quello che avete imparato a fare. Solo igiene dentale.
Se fai un buono igiene quotidiano ti eviti le botte dei dentisti. “Mai più pugni nei denti!”. Gli estetisti dei denti! E cose del genere.
Un dentista per la sola pulizia dentale fa pagare, 50, 70 euro. Quindi c’è un prezzo. E allora… vai
Perchè pensi che noi archeologi siamo in una situazione migliore?
Futuri Indiana Jones previsti nei beni culturali in sott’organico
ma con un concorso ogni 18 anni!
A quel punto W lw cooperative! 🙁
finalmente lo hai capito, l’università non è fatta per gli studenti ma per i professori, cosi la scuola pubblica e la pubblica sicurezza e tutto il pubblico impiego: dovremmo fare un monumento a Brunetta e Gelmini
Anche l’articolo che vi consiglio di leggere dice più o meno le stesse cose, seppur in un respiro più ampio. In sintesi, cari colleghi laureati: CI HANNO PRESO PER IL CULOOOOOOOOOOOOOO
http://www.sconfini.eu/Approfondimenti/la-grande-truffa-della-laurea-tutti-ai-lavori-manuali.html
Che ci vuoi fare …
E’ dal 1974 che doveva esistere una figura specializzata per questi compiti, ma la legge ha i suoi tempi!
Nel frattempo campa cavallo che l’erba cresce!
Res(74)6F 27 février 1974
s“Metodi atti a migliorare la salute bucco-dentale”
Risoluzione del Consiglio d’Europa (74) 6 del 27 febbraio 1974
https://wcd.coe.int/com.instranet.InstraServlet?command=com.instranet.CmdBlobGet&InstranetImage=590041&SecMode=1&DocId=648368&Usage=2