Aveva deciso di uccidere sua figlia e portò al termine la sua decisione, con quel dolore che non assolve il gesto, ma almeno riconosce l’amore straziato di un padre. Il percorso era tracciato. Uccidere la figlia disabile grave e non sopravviverle. E’ impossibile sopravvivere in casi come questi. Non sopravvivi mai. Continui soltanto meccanicamente a respirare. Ora, dopo la condanna del dolore, è arrivata la sentenza della corte d’appello di Palermo. Sergio Raimondo Testaquadra, biologo di Caltanissetta, dovrà scontare dodici anni di reclusione per l’omicidio della figlia dodicenne disabile, commesso 21 febbraio 2004. E’ stato confermato il verdetto di primo grado. La cronaca degli eventi è semplicemente agghiacciante.
Sergio Testaquadra, quel giorno, si lanciò in mare con la ragazza attaccata a lui con una corda. La figlia annegò. Lui, suo malgrado, sopravvisse. Perciò, tentò più volte di togliersi la vita. Testaquadra, dopo l’omicidio, si tagliò le vene, ingerì un insetticida. Fu salvato dalla polizia e accompagnato in ospedale. E’arrivato vivo, senza volerlo, fino al processo. E’ stato condannato. Dovrà scontare dodici anni. L’età di sua figlia.