"Quei biglietti sono Cosa nostra..." - Live Sicilia

“Quei biglietti sono Cosa nostra…”

Il pentito parla del Palermo
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Trenta-quaranta mila euro a partita. Un giro di soldi che per gli incontri di cartello raggiungeva cifre importanti. Quando al Barbera si attendevano Juve, Inter e Milan la richiesta di biglietti s’impennava. E si facevano affari d’oro. O meglio, la mafia avrebbe fatto soldi a palate. Dietro il bagarinaggio allo stadio ci sarebbe infatti la regia di Cosa nostra, dei boss Lo Piccolo.
L’avvocato Marcello Trapani, ex legale dei mafiosi di San Lorenzo e oggi pentito, vuota il sacco e parla anche del business dei tagliandi omaggio: “Un affare molto lucroso era quello del bagarinaggio. Dopo essere uscito dal carcere ricordo che venne da me Calogero Lo Piccolo e mi disse di andare da Mario Manno che doveva parlare con Totuccio Milano che doveva mettere ordine nella questione dei biglietti allo stadio”. I tagliandi, circa 400 a partita, sarebbero stati affidati a tre storici club: Filiciuzza, Warriors e Brigate rosanero. In realtà gli iscritti entravano senza alcun problema, e i biglietti, tutti senza nome, sarebbero stati rivenduti per strada al migliore offerente e a cifre ben superiori a quelle ufficiali (“Ora c’è la partita dell’Inter? – racconta Trapani – vedrete che i prezzi dei bagarini saranno esorbitanti, biglietti di tribuna che costano cento di listino costano quattrocento euro.. un biglietto di curva anche cento euro…”). Un affare che aveva creato frizioni, tanto da richiedere la convocazione di una riunione urgente che si sarebbe svolta allo stadio. Trapani riferisce di averlo saputo da Giovanni Pecoraro ex responsabile del settore giovanile rosanero e oggi in cella. Alla riunione sarebbero stati presenti Nicola Ingarao, boss di Porta Nuova morto ammazzato, Salvatore Milano, già condannato per mafia ai tempi del maxiprocesso, e lo stesso Pecoraro. Ed ancora, Jonnhy Giordano, Sesto Terrazzini e Maurizio La Blasca (tutti e tre capi ultras). E c’era pure Rino Foschi, ex direttore sportivo del Palermo. Quest’ultimo avrebbe chiesto aiuto per frenare la contestazione del tifo organizzato nei suoi confronti dopo che era stato deciso di diminuire il numero degli omaggi. Questo il racconto di Trapani: “… a quanto pare la settimana prima avevano contestato Foschi tramite curva, cosa che non era mai avvenuta, il Foschi andò a chiamare Milano e hanno fatto una riunione… Totuccio Milano è arrivato con Nicola Ingarao, e cera anche Foschi. Foschi era l’interlocutore principale della discussione, perché quella settimana era stato contestato dalle curve, ma la contestazione era strumentale per avere più biglietti”. Poi tira in ballo i due storici capi ultras: “… perché Jhonny Giordano e Sesto Terrazzini vengono pagati dal Palermo. A quanto pare il Palermo gli da uno stipendio per gestire tutta la situazione dei tifosi”. Giordano addirittura si sarebbe “allargato”. Durante l’incontro allo stadio, racconta Trapani, “ era in discussione con Foschi, dicendo che materialmente lo rappresentava lui un certo Tommaso Lo Presti (boss di Porta Nuova). E subito Milano lo avrebbe messo in riga: “Milano gli rispose: Tommaso Lo Presti sono io, che cosa fai, cretino”.
Totuccio Milano oltre che un pezzo grosso di Cosa nostra viene indicato da Trapani come un vero e proprio dirigente della società di Viale del Fante (“Milano aveva in mano Foschi, lo gestiva totalmente in tutto… Foschi l’aveva come punto di riferimento, qualsiasi cosa Milano diceva lui la faceva. L’ho potuto appurare anche dai biglietti, lo appuravo anche che di tanto in tanto, che io andavo a vendere gli allenamenti a Boccadifalco io notavo che Milano la addirittura aveva la sedia, si sedeva con i giocatori, frequentava i giocatori, cioè sembrava più un dirigente della Palermo calcio”).


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