Il vento, il business | e le comete dell'antimafia - Live Sicilia

Il vento, il business | e le comete dell’antimafia

Il Dottor Sottile
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3 min di lettura

Ci avevano detto che la voce piu’ autorevole dell’antimafia siciliana fosse Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia. Si’, proprio lui, l’uomo che ha condotto una battaglia tenace e liberatoria non solo contro la mafia delle estorsioni ma anche contro quegli stessi industriali che, dall’abisso chiaro della propria vigliaccheria, non trovano il coraggio di contrastare la violenza dei boss e dei loro picciotti.
Si’, proprio lui, Ivan Lo Bello, l’imprenditore che non perde mai un’occasione per ricordare che la Sicilia potrebbe avere un grande futuro nell’energia eolica, quella del vento e delle pale, ma e’ condannata a segnare il passo dell’arretratezza perche’, nei labirinti della Regione, non si trova un potere in grado di superare gli intralci di chi fa di tutto per affossare speranze e buoni propositi. Ecco, ci avevano detto che la stella cometa destinata a guidarci verso il presepe della trasparenza e della legalita’ era lui, il presidente di Confindustria Sicilia. Ma l’altro ieri, all’improvviso, e’ arrivata la doccia fredda.
Nientemeno che da Londra, nientemeno che dal Financial Times.
“Attenti all’eolico, perche’ c’e’ del marcio tra le ali del vento”, ha strillato il giornale della City mettendo in bella mostra sospetti, indizi e preoccupazioni di un magistrato palermitano, Roberto Scarpinato, al quale si puo’ anche rimproverare una certa vocazione al protagonismo ma giammai la leggerezza di lanciare allarmi privi di fondamento. Quale stella scegliere dunque, nell’affollato firmamento dell’antimafia siciliana: quella che si batte strenuamente per sfruttare l’energia del vento o quella che diffida fortissimamente sia del vento che dei suoi profeti?
Poveri siciliani, verrebbe da dire. Sono condannati a smarrirsi anche quando vorrebbero sinceramente raggiungere la Betlemme della nuova alleanza, dove non ci sono ne’ boss ne’ malandrini ma solo uomini votati al bene. Perche’ sulla strada degli onesti, e anche di quelli che cercano salvezza e redenzione, si affacciano all’un tempo troppe comete: alcune chiare e lucenti, altre opache e fuorvianti.
Per carita’, Lo Bello e’ presidente di Confindustria e in quanto tale fa bene a predicare l’avvento di piu’ moderne e piu’ pulite fonti energetiche; o a battersi perche’ la Regione rilasci al piu’ presto le autorizzazioni alla Moncada Energy, con sede ad Agrigento, per la realizzazione degli impianti che, pronti per essere “cantierati”, si dice proprio cosi’, comporterebbero investimenti per quasi due miliardi di euro. Ma fa il suo mestiere anche Scarpinato: i sospetti non sono l’anticamera della verita’ ma, se ci sono, un magistrato della direzione distrettuale antimafia ha il diritto e il dovere di scandagliare oltre le apparenze e, soprattutto, di verificare perche’ un boss in ascesa come Matteo Messina Denaro avrebbe deciso di entrare, con i suoi metodi e le sue scelleratezze, in un business cosi’ nuovo e inesplorato come l’energia del vento.
Il fatto e’ uno e il discorso e’ un altro, recita un vecchio motto siciliano, figlio primogenito della sublime arte del dire e del non dire. Il fatto e’ che probabilmente hanno ragione sia Lo Bello che Scarpinato. Il discorso e’ che l’involontario dibattito sul vento, sollevato dalle dichiarazioni dal procuratore aggiunto di Palermo al Financial Times, finisce per spazzar via anche quelle poche certezze che l’antimafia ci aveva regalato.
“Quando ho trovato tutte le risposte, mi hanno cambiato le domande”, annotava Eduardo Galeano, scrittore raffinato di quella tierra perdida che e’ l’Uruguay. Ironico e beffardo, l’autore di “Memoria del fuoco”, cercava tenacemente una verita’. Ma nel momento in cui credeva di averla afferrata, irrimediabilmente gli scivolava via dalle mani. Succede anche in questa tierra perdida che e’ la Sicilia.


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