Dalla Lega Sud alla "pupiata" - Live Sicilia

Dalla Lega Sud alla “pupiata”

Gli scenari
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E adesso? Dopo la nuova giunta tirata fuori dal cilindro di Raffaele Lombardo, dopo lo strappo degli eretici di Miccichè, entrati in giunta malgrado l’altolà del partito, dopo che Castiglione e La Russa hanno tuonato annunciando l’anatema per gli assessori che hanno tradito i diktat romani, cosa sarà del secondo governo Lombardo, e , in subordine, della Sicilia? Difficile fare previsioni, la situazione è ancora fluida e gli scenari possibili sono diversi e tutti con qualche bivio. Di certo, la strada della nuova giunta appare quanto mai in salita e con essa quella della ripartenza della Sicilia impantanata in una crisi economica congiunturale che si è innestata in una crisi più grande, atavica, di ritardo decennale.

Se il Pdl a livello nazionale seguirà la linea intransigente richiesta dai coordinatori regionali nei confronti di Miccichè e dei suoi, le cose per la sopravvivenza del governo Lombardo si complicherebbero e si scatenerebbe un terremoto che potrebbe portare anche alla nascita di un nuovo soggetto politico. Se Bufardeci e Cimino fossero davvero dichiarati fuori dal partito, a quel punto la permanenza nel Pdl di Gianfranco Miccichè e della sua corrente diventerebbe impossibile. L’ala che fa capo al sottosegretario alla presidenza del Consiglio trasmigrerebbe, magari per dare vita, insieme all’Mpa di Lombardo, a un nuovo progetto politico, quella sorta di “Lega del Sud” che è da tempo un cruccio di Miccichè e che potrebbe puntare a percentuali significative in Sicilia e forse altrove nel Mezzogiorno. Bisognerà capire, a quel punto, quanti dei seguaci dell’ex presidente dell’Ars sarebbero pronti a seguirlo lasciandosi alle spalle le insegne del Cavaliere.

A questo punto, però, si porrebbe un serio problema di numeri per il neonato governo di Lombardo. L’Mpa all’Ars ha 14 deputati, altri cinque sono quelli che fanno riferimento a Miccichè. C’è poi l’ala proveniente da An e che fa capo a Pippo Scalia. Quest’ultimo ha stretto un asse con i forzisti ribelli confermando la sua presenza in giunta con Luigi Gentile. Ma anche se gli ex aennini si unissero a lombardiani e forzisti fedeli a Miccichè, i numeri per una maggioranza all’Ars non ci sarebbero.
C’è però la pattuglia dei 29 parlamentari del Pd. I democratici hanno fatto sapere di non essere interessati all’avventura del Lombardo bis. Ma se la separazione con Pdl e Udc diventasse un divorzio, ci sarebbe un indiscutibile cambio di quadro politico d’insieme, un collasso del vecchio centrodestra che potrebbe portare il centrosinistra a tenere attaccata la spina a Lombardo. Viceversa, il Pd e quel che resta del centrodestra dovrebbero mettersi d’accordo per chiudere l’era del leader autonomista: servono le dimissioni di 46 parlamentari disposti a perdere prebende e privilegi per ributtarsi nella mischia della campagna elettorale. Difficile ma certo non da escludere. Anzi, più d’uno sottovoce in queste ore ripete che così andrà a finire nel giro di pochi mesi.

C’è poi un altro scenario, diametralmente opposto. Quello a cui nei giorni scorsi ci si riferiva a taccuini chiusi con il termine di “pupiàta”, che in italiano si potrebbe rendere con “farsa”. Il Pdl alla fine perviene a più miti consigli, tratta con Lombardo per i posti di assessore rimasti vacanti e tutto rientra. Tutto tranne l’Udc, a cui Berlusconi l’ha giurata da un pezzo. Il partito di Casini resta fuori, a bocca asciutta, proprio nella regione dove Casini pesca quasi metà dei suoi voti. A quel punto, però, il governo di Lombardo avrebbe sì i numeri all’Ars, ma molte giunte di centrodestra sarebbero a rischio. L’Udc, dove decisiva, potrebbe decidere di farle saltare, scatenando una reazione a catena dagli effetti impronosticabili.


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