"Ho amato Sandro Lo Piccolo|Anzi, gli ho voluto bene" - Live Sicilia

“Ho amato Sandro Lo Piccolo|Anzi, gli ho voluto bene”

Parla Maria Cardinale, la "donna del boss"
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Amare un boss non deve essere facile. E volergli bene ancora di più. I versi di Catullo calati nella polvere della cronaca fanno un certo effetto. Amare, bene velle. I ricordi, i rimpianti, il timore si  rincorrono, si inseguono e si fondono in una storia di mafia e cuore, sangue e sentimento. Da melodramma, forse. Da romanzo popolare. Dove tutto si liquefa un po’, si addolcisce. Dove gli spigoli vengono smussati da un’amnesia temporanea e, forse, in buona fede.
“Amavo Sandro Lo Piccolo. Anzi, gli volevo bene”, dice Maria Cardinale a Riccardo Arena, cronista del Giornale di Sicilia. Trentadue anni e una vita fatta di scelte e imposizioni. Di difficoltà “familiari” ignote a tanti. Si conoscevano da quando avevano 12 e 13 anni Maria e Sandro. Un amore senza futuro, nell’età dove il futuro, in fondo, dovrebbe somigliare molto al presente: “Un mio zio, un fratello di mia nonna era maresciallo dei carabinieri a Napoli”. Era un problema. Anche di fronte a un giuramento. Di quelli che si fanno da ragazzini, chiamando a testimoni divinità e santi. Anzi “la santa” di Palermo: “Mi portò da Santa Rosalia – prosegue nel suo racconto Maria Cardinale – aveva appena preso la patente…Ti vorrò sempre bene, Sandro gli dissi. Ti vorrò sempre bene, Mary, rispose lui”.
Ma volere bene è una cosa. Amare un’altra. Specie se il verbo è declinato al participio presente. E certifica uno “status”: “Non sono mai stata la sua amante – precisa Maria – gli scrivevo, ma non ero la sua amante”.
Non era la sua amante, Maria. Qualcosa di meno. O qualcosa di più. Se è vero che da ragazzi, entrambi fidanzati con altre persone, non rinunciavano a vedersi. A “volersi bene”: “Stavamo sempre insieme. Avevamo due fidanzati più o meno di facciata, perché i suoi non volevano”. I suoi. E quello zio “sbirro” che rappresentava un’onta incompatibile col ruolo che avrebbe dovuto ricoprire. Quello di moglie del boss. Quello della mamma dei suoi bambini. Dieci ne voleva Maria, da Sandro.
“Se fosse stato con me l’avrei controllato, non sarebbe diventato…”, si lascia sfuggire. Un piccolo cedimento. Un breve riaffiorare di quello spigolo smussato dal melodramma.
Maria ha tre figli, avuti dal marito, col quale s’è separata qualche anno fa. Oggi ha un nuovo compagno “che ama”. Una vita intensa. Vissuta. Nonostante l’età di chi una vita, ancora, ce l’ha tutta davanti.
Un giorno, però, la lettera. Sandro le chiedeva come stesse, come andassero le cose. “Non lo vedo da prima che si ‘buttasse’ latitante. Ci scrivevamo ogni sei mesi. A Natale e Pasqua”, racconta, e non vuole svelare se quelle missive “viaggiano” ancora oggi. Ma racconta dell’aiuto del boss. Del lavoro trovatole in un grande emporio di San Lorenzo “Non voleva che facessi la cameriera”. Perché per Maria Cardinale Sandro Lo Piccolo è “una persona molto buona d’animo…se qualcuno era in difficoltà lo aiutava. E’ dovuto andare appresso al padre…”. E’ dovuto andare appresso al padre, Sandro Lo Piccolo. Verso una vita di omicidi, taglieggiamenti, affari sporchi, aggressioni. E poi il carcere, un ergastolo. Da dove quel futuro negato già da ragazzini, appare già andato altrove. In un luogo nel quale fa un certo effetto declinare il verbo “amare”. E persino “volere bene”.


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