Il coraggio di Paolo, cardinale sul campo - Live Sicilia

Il coraggio di Paolo, cardinale sul campo

L'affondo dell'arcivescovo su povertà e rifiuti
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Quel cappello cardinalizio che il Vaticano non gli offre ancora, glielo offriamo volentieri noi, per meriti acquisiti. E monsignor Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, scuserà la nostra imprudenza miscredente, considerando la stima che c’è dietro il dono. C’era una volta il cardinale Pappalardo, con i suoi limiti, certo, ma con la sua capacità di sentire e di rappresentare il polso vivo di Palermo. Dopo, venne De Giorgi, un altro modo di intendere la pastorale, un altro stile, un’altra vita. L’arcivescovo Romeo ha osservato in silenzio, ha imparato. Infine, è sceso in campo, agendo a fondo in alcune sentine curiali che – dicono – sono state ripulite dalla sua azione energica. Il Festino ci ha rivelato il coraggio di un uomo che sa guardare negli occhi la sua città. Prima, la giusta reprimenda alla politica e alla sua ignavia. Poi, l’omelia di ieri, dopo la processione della Santuzza. Eccola: “C’è una Palermo che tanto soffre ancora, che attende liberazione sociale e guarigione morale. C’è una Palermo che non può rassegnarsi a cedere sotto i colpi di antiche e nuove pestilenze. In questo tempo in cui si rendono sempre più evidenti i segni di una crisi socio-economica che si sposa pericolosamente con il degrado morale e l’assenza di prospettiva di fede, siamo tutti chiamati a testimoniare concreta solidarietà, generosa partecipazione nel fronteggiare le emergenze di povertà e disagio che si presentano troppo vicine a noi perchè rimaniamo indifferenti. Non possiamo neppure dimenticare, tra le tante emergenze  la condizione dei senza casa, specie di coloro che subiscono l’umiliazione di bussare e lottare per vedere riconosciuto un diritto fondamentale ad una vita dignitosa ed a un futuro stabile. Auspico che, nelle responsabilità che sono proprie a ciascuno di noi e alle varie istituzioni, si faccia tutto il possibile perchè quanto è giusto sia loro riconosciuto, nel rispetto delle normative ma soprattutto nel sostegno di quanti versano in condizioni di reale e grave indigenza. Ci è doveroso andare poi alla difficile e sfibrante inquietudine di chi soffre per la mancanza di lavoro o anche soltanto per l’incertezza della propria condizione salariale. Come si può pensare di migliorare il tessuto sociale se questo elementare diritto viene disatteso da politiche e logiche che non mirano allo sviluppo integrale della persona umana?  È coinvolta in primo luogo l’amministrazione, che, a vario titolo e a vari livelli, ha il dovere di farsi più responsabile e sollecita nei confronti delle molteplici emergenze in atto. Tra queste ci preoccupa, non possiamo nasconderlo, l’immagine della nostra città sfigurata dalle endemiche brutture dell’incuria del territorio e ultimamente aggravatesi per il complesso problema dell’accumulo di rifiuti urbani che genera problematiche anche di ordine igienico-sanitario ed è un pessimo biglietto da visita trasmesso nel mondo intero attraverso le immagini dei media”. E tanti saluti alle minestrine precostituite sulla famiglia e sui pericoli del sesso. Addirittura, un affondo sul tema sociale dei senza casa e sulla vergogna dei rifiuti, come se parlasse Ferrandelli. Invece quando i poveri occuparono cattedrale, monsignor De Giorgi protestò con sdegno contro “il sacrilegio”. Non li accolse. Capito il senso della differenza?
Nessuno potrà replicare, nel bene e nel male, la Sagunto di Pappalardo e certe sue titubanze scrupolose. Ma Paolo Romeo ci pare avviato sulla strada di coloro che non vengono dimenticati. Ecco perché, da inguaribili miscredenti, lo promuoviamo sul campo. Palermo ha di nuovo il suo cardinale.


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