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A Mondello funziona così…

DI NAUTILUS A Mondello ancora alle mani non ci siamo arrivati, ma non disperiamo. Anzi, potremmo oltrepassare la composizione manesca e passare direttamente alle mazze ferrate. I mastodontici parcheggi del Comune di Palermo, forniti di regolare "porcometro" (si chiamerebbe parcometro, ma la balzana fantasia popolare l'ha già ribattezzato in altro modo), sono pieni già alle 7,40. Immaginiamo code di parcheggianti già in fila alle quattro del mattino, con gli occhi improsciuttiti. Li immaginiamo, perché nessuno li vide mai.
CRONACHE BALNEARI
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DI NAUTILUS A Mondello ancora alle mani non ci siamo arrivati, ma non disperiamo. Anzi, potremmo oltrepassare la composizione manesca e passare direttamente alle mazze ferrate. I mastodontici parcheggi del Comune di Palermo, forniti di regolare “porcometro” (si chiamerebbe parcometro, ma la balzana fantasia popolare l’ha già ribattezzato in altro modo), sono pieni già alle 7,40. Immaginiamo code di parcheggianti già in fila alle quattro del mattino, con gli occhi improsciuttiti. Li immaginiamo, perché nessuno li vide mai. Si vedono solo le macchine. Di loro, dei parcheggianti anzitempo, si narra in qualche leggenda dall’incerta origine. Insomma, alle nove la macchina la devi “catafottere” (altro delicato neologismo della zona)  a Partanna. E da li per andare a Valdesi, in bocca al mare, uno deve essere bene allenato. Il sottoscritto si è preparato, per esempio, visionando tutte i video di Totò Antibo. Occhi della tigre, “Adrianaaaa”, e via, verso la battigia. Il paesaggio è confortevole. Cumuli di munnizza allietano il cammino del viaggiatore alle prese col suo enfisema. Improvvise radici dalla foggia inconsueta escono a tradimento dal marciapiede per percuotere l’alluce non protetto dal sandalo. Il tutto è costellato dai lasciti di una torma di canuzzi con lo stomaco in disordine. La prima stazione della via crucis è la casa fantasma, quella con la cancellata gialla, dove alcuni fantasmi in carne ed ossa stanno eseguendo evidenti lavori di ristrutturazione. L’ultima fermata è il fruttivendolo accanto al baretto. Che sta lì in contemplazione dell’orizzonte. Ti guarda e sussurra: “Schifiu…”,a mo’ di saluto, agitando la criniera agentata. Ebbene, in tanti anni non si è capito l’oggetto filosofico del suo disgusto. Diciamo che è uno “schifiu” vacuo, come un cono gelato prima dell’uso. Ognuno può riempirlo come vuole. Finalmente la spiaggia di Valdesi! Cioè, la spiaggia si intuisce sotto le distese di corpi stesi a rotolare. Ma che importa! C’è già una medusa ad aspettarti, tra le onde di un mare dal promettente color cacchina.

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