Ospedale di Mazzarino, è sempre caos - Live Sicilia

Ospedale di Mazzarino, è sempre caos

Malasanità, polemiche in commissione
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Nel giorno in cui la riforma sanitaria entra in vigore, si riaccende la polemica sul caso dell’ospedale di Mazzarino e sulla morte di Filippo Li Gambi, il giovane di 23 anni deceduto il 21 agosto scorso dopo un pellegrinaggio dal ‘Santo Stefano’ di Mazzarino al ‘Sant’Elia’ di Caltanissetta e, soprattutto, dopo un’ora e mezza di attesa per entrare in sala operatoria mentre aveva una forte emorragia per una frattura alla tibia causata da un incidente stradale.
La vicenda, infatti, è stata al centro di un’infuocata riunione della sesta Commissione dell’Assemblea regionale siciliana, ieri. La seduta, convocata martedì pomeriggio dal presidente Giuseppe Laccoto  “per fare chiarezza”, si è trasformata nell’ennesima protesta per la prevista riconversione del nosocomio. A dare fuoco alle polveri è stato il sindaco di Mazzarino, Vincenzo D’Asaro, che ha abbandonato la riunione.
“Il presidente della commissione non mi ha permesso di avere al mio fianco i consulenti” ha argomentato rabbiosamene il primo cittadino uscendo frettolosamente da Palazzo dei Normanni e obbligando i parlamentari ad una sospensione dei lavori. “Non vogliamo strumentalizzazioni ed il Parlamento non è un tribunale – ha replicato Laccoto – Il consulente, come da regolamento, avrebbe potuto prendere la parola dopo i rappresentanti istituzionali. Abbiamo richiamato il sindaco, gli abbiamo chiesto di tornare. Non lo ha voluto fare. Noi abbiamo continuato serenamente la seduta con la relazione del neo direttore generale dell’Asl, Paolo Cantaro, che ha assicurato l’apertura del nosocomio, con un pronto soccorso attivo 24 ore su 24 ed una pista per l’elisoccorso. Su questo tragico episodio non ci devono essere strumentalizzazioni. Ci vuole senso di responsabilità perché siamo tutti impegnati a trovare soluzioni idonee”.
Alla seduta ha partecipato anche l’assessore regionale, Massimo Russo (nella foto), che ha ribadito la decisione di inviare nuovamente gli ispettori al ‘Sant’Elia’ per un “necessario approfondimento della tipologia e della qualità dell’assistenza prestata a Filippo Li Gambi”. Secondo i primi accertamenti, infatti, “il trattamento del paziente, presenterebbe sotto il profilo cronologico e della sequenzialità aspetti che meritano un ulteriore approfondimento, al fine di valutare il modo in cui i diversi fattori causali o contribuenti potrebbero avere influito sull’esito finale”.
Nuove verifiche, dunque, dovranno chiarire cosa è avvenuto dall’ora di arrivo del paziente, a mezzanotte e mezza, all’ora del decesso, alle 2.40.  “A giudicare dalla prima documentazione acquisita – sostiene Russo – dietro alla morte del giovane ci sono precise responsabilità e chi ha sbagliato dovrà risponderne a prescindere dall’inchiesta della magistratura di Gela che sarà finalizzata ad accertare eventuali responsabilità di natura penale”.
Sul ‘Santo Stefano’ l’assessore ha aggiunto: “Non esiste nessun provvedimento di chiusura della sala operatoria. Quella notte la struttura era regolarmente aperta, disponibile per l’immediato utilizzo. Tuttavia, con una decisione corretta, si è ritenuto opportuno trasferire il paziente a Caltanissetta in considerazione della gravità delle ferite riportate dal giovane che non potevano e non dovevano essere trattate nella sala operatoria di Mazzarino”.
L’assessore, quindi, ha affidato ai numeri le ragioni della riconversione. I dati sono del 2008. L’ospedale di Mazzarino, ha tre unità operative (chirurgia generale, medicina generale, ostetricia e ginecologia), ha effettuato 1.515 ricoveri ordinari, di cui il 54% di complessità inferiore a uno (e dunque bassissima). La chirurgia generale, in particolare, ha effettuato 436 ricoveri, (di cui il 58% di natura medica), il 34% dei quali assolutamente inappropriato, casi cioè che avrebbero dovuto essere trattati in regime ambulatoriale. Il maggior numero di ricoveri, 239, sono riconducibili a chirurgia ambulatoriale di bassa complessità. Nel 2008 si sono registrati meno di 150 parti, molto al di sotto dunque della soglia di sicurezza stabilita dal Ministero.
“Ecco perché la riforma – ha concluso Russo – prevede che l’ospedale di Mazzarino cessi le funzioni per acuzie pur continuando a svolgere funzioni territoriali, e dunque anche ambulatoriali”.

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