Dal set alla pizzeria - Live Sicilia

Dal set alla pizzeria

Casisa, da S. Filippo Neri al cinema. E poi...
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La gente dello Zen di Palermo è speciale. Qualcuno è buono, qualcuno è un po’ matto, qualcuno è un po’ criminale. Qualcuno è tutte e tre le cose insieme. C’era Renzo che suonava il piano e si stava diplomando al conservatorio. Lasciò spartito e metronomo. Oggi spaccia – dicono – e fa spacciare, tra le penombre di via Rocky Marciano. C’è una volontaria che – dopo anni di praticantato tra una miseria e l’altra – ha deciso di piantare tutto e trasferirsi su un atollo. Delle insulae dello Zen 2 all’Isola che (forse) non c’è.
E c’è sempre uno che ha fatto uno sbaglio, uno che ha chiesto scusa ed è andato da un’altra parte per riflettere, per staccare un po’. E’ la storia dell’attore Francesco Casisa che fu scoperto dal regista Crialese proprio nel suo Zen. Nel suo curriculum una lunga serie di impegni cinematografici (tra i più recenti: “Il mattino ha l’oro in bocca”, biografia di Silvio Baldini e “La siciliana ribelle”, film sulla vita di Rita Atria). Un problema di droga, il carcere, la condanna. Oggi il giovane Francesco è a Liegi. In Belgio ha ricominciato a respirare. Fa il pizzaiolo nel ristorante “Le delizie”. Non è il primo scarto dal solco tracciato. Casisa è un talento, ma col cinema, con le ipocrisie del dietro le quinte, vive un rapporto elastico di odio e amore. Un po’ la cinepresa lo attira. Un po’ lo respinge. Lui ha già rotto i ponti con gli studi e le fiction, una volta, e si è messo a girare la Sicilia come camionista. Adesso, la pizzeria.
Come si trova? “Sto benissimo – racconta -. Qui c’è una grande e forte comunità di italiani. Siamo tutti amici. Io mi sento a mio agio con la mia gente e sto bene”. Il richiamo del ciak addenta ogni tanto l’anima inquieta del ragazzo dello Zen. “Non ho chiuso con il cinema e la televisione – dice (tra i suoi impegni passati la fiction su Paolo Borsellino e “Il capo dei capi”) -. Mi sto prendendo un periodo di pausa. Ho commesso degli errori di cui mi sono pentito. Qui sono lontano da casa e riesco a riflettere”. Tra una pizza e l’altra, Casisa non ha dimenticato le strade del suo vecchio quartiere: “Con lo Zen ho un rapporto speciale. Lo amo, amo la gente che c’è lì e non li dimentico mai. Io conosco tante persone perbene che non meritano di rimanere impastoiate nei pregiudizi”.
Persone che trovano la strada giusta, come Francesco, pur col pericolo delle ricadute. Persone come Renzo che suonava il piano da Dio, prima di affogare nella palude dei suoi errori.


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