Il cunto e il canto: | due arti antiche ed affascinanti - Live Sicilia

Il cunto e il canto: | due arti antiche ed affascinanti

Live Sicilia Tv tra pupi e musica tradizionale
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Creatività, passione e difesa della tradizione: sono queste le parole d’ordine di Mimmo Cuticchio ed Alfredo e Letizia Anelli, da oltre trent’anni impegnati – con il loro “cuntare” e “cantare” – nella trasmissione del patrimonio culturale siciliano. I tre artisti si sono raccontati alle telecamere di Live Sicilia Tv.pupi0

Mimmo Cuticchio, noto erede della tradizione dei pupi siciliani ama definirsi un “contastorie”, (raccontatore di storie) facendo riferimento, con tale termine, allo “storico delle vicende epico-cavalleresche, le cui origini sono rintracciabili nel Medioevo”, a differenza del “cantastorie”, definibile alla stregua di un cronista (lo stesso riporta infatti avvenimenti più recenti) e le cui origini risalgono al 1500.

Con il proprio “cunto”, il puparo, affabulatore per eccellenza, utilizza il ritmo (pur in assenza di uno strumento musicale) e la capacità di affascinare narrando. L’aiuto scenografico di teli illustrati, le luci, le differenti modulazioni di voce, i movimenti delle marionette, sono in grado di portare lo spettatore in un meraviglioso mondo dal sapore antico. Il contastorie, figura tradizionale della letteratura orale e della cultura popolare è tradizionalmente un personaggio “itinerante” e da padre in figlio si è trasmessa la difficile arte di far agire le marionette o pupi in uno scenario elementare eppure molto suggestivo.

Il puparo o contastorie che dir si voglia, diventa così un artista-artigiano a tutto tondo: costruisce la sceneggiatura e le marionette, semplifica e riadatta la trama narrativa affinché sia maggiormente comprensibile al pubblico. Queste esibizioni, che una volta rappresentavano uno sporadico momento di svago per gli abitanti di paesini spesso sperduti dell’entroterra siciliano, hanno adesso acquisito una dimensione molto più vasta, tant’è che oggi la tradizione dei Pupi Siciliani è entrata a pieno titolo a far parte del Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’Unesco.

Tutto ciò è stato possibile grazie anche all’infaticabile lavoro di Mimmo Cuticchio, il cui merito indiscutibile sta nell’aver compreso, già da giovanissimo, la necessità di esportare la tradizione dei pupi siciliani oltre l’ambito del diletto per bimbi e turisti, presentandola come evento teatrale, artistico, poetico e spettacolare, veicolabile (con gli opportuni adeguamenti) anche in contesti culturali profondamente differenti dal nostro. Non a caso, negli ultimi mesi, Mimmo Cuticchio è stato fautore di una tournée che ha portato le gesta dei pupi siciliani finanche in Giappone e in Polonia.

Figlio del noto puparo Giacomo, nel 1973 apre a Palermo il Teatro dei Pupi di Santa Rosalia, e quattro anni più tardi fonda l’Associazione figli d’Arte Cuticchio, allo scopo di salvaguardare l’arte dell’opera dei pupi. E’ a quegli anni che risale il suo incontro con i fratelli Alfredo e Letizia Anelli, musicisti, cantanti e ricercatori in merito alla tradizione musicale siciliana. Questi ultimi, infatti, iniziano ad interessarsi di musica siciliana nel 1970 partendo da un approccio documentaristico: viaggiano per la Sicilia svolgendo ricerche sul campo, appropriandosi della tradizione, rintracciando nessi e corrispondenze tra narrazione e musica, miti e leggende. Nel 1972 fondano l’Etnic Sonos Group, iniziando a girare per l’Europa ed il mondo e componendo nuovi testi musicali che dalla tradizione traggono ispirazione.

Cosa accomuna questi tre artisti? Non solo un’indiscutibile passione per la storia e per la nostra terra ma soprattutto la consapevolezza del valore, purtroppo da molti sconosciuto, del patrimonio culturale siciliano. “Ai giovani – sostengono – spetta il compito maggiore, non solo conoscere, bensì tutelare e salvaguardare questa nostra ricchezza”.

Nell’era della tecnologia e della multimedialità, parlare di pupi siciliani e di canti tradizionali evoca immagini di teatrini polverosi e piazze, di un mondo che non esiste più. Ma per quanto molto (o forse tutto) possa essere cambiato, un diverso trattamento va riservato alla tradizione. Cos’è in fondo la tradizione? Non solo ciò che siamo stati ma ciò che saremo, poiché è senza dubbio dalle nostre radici che trarranno origine i germogli di ciò che saremo.

Le riprese video ed il montaggio delle immagini sono stati realizzati da Davide Vallone.


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