Liceo Einstein, una palla | può distruggere un muro - Live Sicilia

Liceo Einstein, una palla | può distruggere un muro

Inizia oggi il nostro viaggio nelle scuole palermitane. Scuole che hanno aperto i battenti da pochi giorni. Tra problemi di ogni tipo. Dalle proteste dei docenti "colpiti" dalla riforma Gelmini, alla condizione dell'edilizia scolastica, da anni insoddisfacente. Partiamo dal liceo scientifico Albert Einstein, a due passi da via Malaspina.
Reportage sulle scuole di Palermo
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Inizia oggi il nostro viaggio nelle scuole palermitane. Scuole che hanno aperto i battenti da pochi giorni tra problemi di ogni tipo. Dalle proteste dei docenti “colpiti” dalla riforma Gelmini, alla condizione dell’edilizia scolastica, da anni insoddisfacente. Partiamo dal liceo scientifico Albert Einstein, a due passi da via Malaspina.

Probabilmente se il grande fisico tedesco Albert Einstein potesse rinascere si guarderebbe bene dal frequentare la scuola palermitana a lui intitolata. Un liceo scientifico di proprietà della famiglia Vassallo che lo affitta alla Provincia e presieduto dal professor Mario Casertano, dirigente scolastico dell´istituto da quest´anno. Un edificio di quattro piani, diviso in due parti: “Berlino est e Berlino Ovest” come ironizza Casertano. Un´ala sporca, con bagni senza porte e aule piccole. L´altra, poco più vivibile, non ha le tende alle finestre e gli appendiabiti sono rotti. Ma il vero problema è l´assenza di alcune basilari strutture di sicurezza: “Non abbiamo scale antincendio. Le porte hanno i cardini all´esterno, basta un piede di porco per aprirle”. Il professor Casertano ammette di aver vissuto situazioni peggiori in altre scuole, ma non tollera mancanze di questo tipo. “Noi chiediamo tanto ai ragazzi ma dobbiamo anche dare. È nostro dovere offrire servizi di massima qualità. Soprattutto se si tratta di sicurezza”.
L´istituto, che ha sede a due passi da via Malaspina, conta quarantasei classi miste e ogni anno 1300 studenti. Sono tanti, troppi, se si pensa a un´eventuale situazione di pericolo. L´edificio è circondato da palazzi di venti metri  e accanto alla porta d´ingresso è stata costruita una sorta di galleria per il passaggio delle auto. “Abbiamo già fatto la prova di evacuazione – spiega Casertano – ci vogliono solo tre minuti per uscire dalla scuola ma, una volta fuori,  i ragazzi si troverebbero tutti ammassati sotto il piccolo grottino. È troppo stretto per contenere 1300 persone”. Per non parlare dell´infermeria. Una piccola stanza di fronte alla presidenza, con una lettiga impolverata e una vetrinetta che contiene solo qualche garza per le emergenze. Garantire sicurezza è, quindi, l´obiettivo principale di questo preside attento e preparato. Una sicurezza che, però, non dipende solo da lui.
“La situazione è questa”, “la scuola è questa”. E questa è la risposta che la Provincia ha dato negli ultimi anni a presidi che, come Casertano, hanno messo in evidenza i problemi dell´Einstein. Agata Spoto, professoressa di latino e greco è la vicepreside della scuola: “Danno la colpa agli studenti, dicono che distruggono tutto. Non siamo soddisfatti delle risposte. Abbiamo avuto problemi anche per ottenere due plafoniere a norma. Perfino le palestre sono costruite male e i ragazzi devono fare i turni per svolgere l´attività fisica”. Grossi pilastri in cemento sono stati eretti proprio al centro di quelli che potevano essere campi di basket o pallavolo, costringendo gli alunni a palleggiare ai bordi della palestra e a fare lo slalom quando giocano a calcio. E se una pallonata distrugge  un muro, perché dare la colpa ai ragazzi e non al materiale scadente? È facile trovare un capro espiatorio, ma basterebbero solo più cura e attenzione. Da parte di tutti.


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