Crocifisso, cosa pensano i presidi - Live Sicilia

Crocifisso, cosa pensano i presidi

La polemica sui simboli religiosi
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Ennio Sassi della scuola media A.Gentili e Antonio Martorana del liceo classico Garibaldi a confronto sulla questione del crocifisso. L’esito della sentenza della Corte Europea riguardo l’ostensione di simboli religiosi è per ora sulla bocca di tutti. A Strasburgo hanno dato parere negativo: nessun simbolo religioso nelle aule di istituti pubblici. Abbiamo sentito perciò due esponenti di  due scuole palermitane: Ennio Sassi, preside della scuola media A.Gentili e Antonio Martorana, preside del liceo classico G.Garibaldi. “In ogni mia aula c’è un crocifisso e non si è mai lamentato nessuno. Io sono credente, non sono il perfetto cristiano, ma ci credo. Penso che un crocifisso in aula non sia lesivo nei confronti di nessuno, anche di quei ragazzi che seguono una diversa fede”,  afferma Ennio Sassi. Rimane perplesso di questa scelta della corte, che in attesa di un sicuro ricorso afferma di non volere rimuovere alcunché dalle pareti delle proprie classi. E se uno studente chiedesse di affiggere simboli religiosi di qualunque altra confessione afferma: “Ne discuterei tranquillamente con i miei colleghi nelle sedi opportune e negli organi collegiali. Non penso che qualcuno solleverebbe più di tanto la questione, neanche i colleghi di religione”.  Vicina la posizione del collega del liceo Garibaldi, Antonio Martorana. “Considero eccessiva la sentenza della Corte Europea in quanto non tiene conto di una tradizione molto radicata, di un motivo di identità per molti dei nostri ragazzi. Un simbolo religioso non è irrispettoso di nessuno, non impone nulla.” Secondo il preside siamo noi stessi a dare un significato ai simboli che ci circondano, una dissertazione quasi semiotica sulle motivazioni che non gli fanno gradire questo epilogo. Ma alla solita domanda:  “Se ci fosse nelle sue aule uno studente di un altro credo, metterebbe un simbolo diverso?”,  risponde: “Magari per uno solo ci penserei, ma se ci fosse una maggioranza di studenti di quella fede perché no…”.

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