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Contro tutti… i giornali

Lombardo, Repubblica, il GdS
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C’è un aspetto inedito nella guerra che Lombardo sta conducendo per “salvare” il suo governo dalle imboscate di alleati e pezzi dell’opposizione. E’ l’attacco frontale che il Governatore sta scagliando contro l’informazione regionale. Offensiva che ha risparmiato sino ad oggi il fronte catanese salvaguardato da La Sicilia di Mario Ciancio, quotidiano che si è sempre schierato al fianco di Lombardo.

Le bordate centrano in pieno, invece, le vetrate di via Principe di Belmonte a Palermo, sede della Repubblica, testata che da settimane conduce una battaglia personale contro l’assessore alla Presidenza Gaetano Armao: prima la storia delle parcelle d’oro che l’amministrativista diventato assessore avrebbe preteso per la sua consulenza legale a favore del gruppo Falck, poi le ombre addensate sui ricorsi che Armao avrebbe continuato a gestire in prima persona con la Regione controparte, infine la presunta love story che l’assessore condurrebbe con la regina dell’acciaio, Margherita Stabiumi, sponsor per nulla disinteressato dell’appalto per la realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle.

Armao si è difeso con i denti, mettendo in mora Repubblica e lanciando il sospetto che dietro questi attacchi si celassero interessi privati del gruppo editoriale. Sospetto che Lombardo oggi ha rilanciato in un suo intervento pubblicato dal Giornale di Sicilia: “Abbiamo bloccato operazioni che l’Ue aveva già bocciato e per questo ci siamo guadagnati anche l‘ostracismo peloso (sic!) di qualche notabile dell’editoria nazionale”.

A chi si riferisse Lombardo lo svela lo stesso Armao che in una sua nota ufficiale si chiede, e chiede a Repubblica, “se ci siano presenze riconducibili alla famiglia Falck nell’azionariato del gruppo editoriale”. In sostanza Armao, e Lombardo, sono convinti che dietro alla guerra scatenata da Repubblica ci sia la manina della famiglia che fa riferimento allo scomparso Carlo Caracciolo.

L’editore che fondò L’Espresso e Repubblica sposò infatti Anna Cataldi, ex moglie di Giorgio Falck, e da questi ebbe Jacaranda. E siccome l’unica erede del principe di Castagneto ha impresso nel cognome lo stemma della famiglia Falck, Lombardo e Armao sono convinti che l’eventuale bocciatura del piano rifiuti in Sicilia non abbia fatto molto piacere al gruppo Falck che dei quattro termovalorizzatori previsti nell’Isola ne avrebbe dovuto realizzare ben tre. Sin qui i sospetti. Ai quali Repubblica ha replicato con un laconico boxino a pagina 3 dell’edizione locale: “I giornalisti di Repubblica – vi si legge – non hanno padroni ma sono al servizio dei lettori“. Si aspettano controrepliche.

Che Lombardo riserva nel frattempo anche al Giornale di Sicilia.  Il condirettore Giovanni Pepi, in un editoriale pubblicato ieri, ha stigmatizzato senza mezzi termini il “contesto indecente” nel quale si muove la politica siciliana negli ultimi mesi, un contesto in cui “vediamo operare male – scrive Pepi – tutti gli attori sulla scena, scissionisti, lealisti oppositori e vertici nazionali”.

Secondo il Gds perciò Lombardo “se vuol cambiare maggioranza deve consultare gli elettori”. Si dimetta e con una prova di forza riconquisti Palazzo d’Orleans con i nuovi alleati oppure – ed è la linea che il quotidiano di via Lincoln preferirebbe – “lavori per riconsolidare la maggioranza“.

Lombardo da questo orecchio non ci sente: “I provvedimenti legislativi possono trovare sostegno, nell’interesse dei siciliani, in tutti i settori politici, nessuno escluso, col governo pronto ad accogliere suggerimenti e proposte fatte da chiunque”. Nessuna ipotesi di dimissioni, quindi, nè possibili ricuciture. Anzi, Lombardo, ne ha pure per il Giornale di Sicilia: “Anche la stampa dovrebbe forse interrogarsi sul merito delle questioni anzichè scendere nel pettegolezzo di palazzo più o meno interessato e o interessante”.

Quali siano questi pettegolezzi Lombardo non lo dice. Fatto sta che la settimana più lunga del Governatore, che culminerà martedì prossimo con la seduta nella quale sarà discussa e probabilmente votata la mozione di sfiducia contro l’assessore Armao, si riscalda anche sul fronte mediatico. E’ la stampa, bellezza. Ma al Governatore non piace nemmeno un po’.


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