Laboratori di analisi ancora in sciopero | "A rischio oltre seimila posti di lavoro" - Live Sicilia

Laboratori di analisi ancora in sciopero | “A rischio oltre seimila posti di lavoro”

Chiedono l'annullamento del decreto Russo
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Continua la protesta dei titolari dei laboratori di analisi, arrivata ormai al quinto giorno di sciopero. I manifestanti stanno occupando piazza Ottavio Ziino, sede dell’assessorato regionale alla sanità. Come ha dichiarato il responsabile sindacale Piero Maiorca, i responsabili dei laboratori di analisi sono in sciopero per ottenere l’annullamento del decreto dell’assessore Massimo Russo e del presidente della regione Lombardo che vuole trasformare i laboratori in punti di prelievo, affidando gli incarichi a multinazionali. Decisione che porterebbe inevitabilmente alla chiusura degli studi locali. Maiorca ha aggiunto: “Così i problemi maggiori saranno a carico dei cittadini, perché con questo decreto non si farà altro che allungare i tempi di consegna delle analisi. E soprattutto per quei pazienti che hanno malattie gravi e che, per mandare avanti le terapie hanno bisogno di avere risultati immediati. Nel 2006 – ha concluso – ci hanno fatto rimodernare gli studi, le attrezzature, con costi non certo minimi e adesso decidono di attuare nuove regole”. La protesta sta bloccando il traffico di via Leonardo da Vinci, dove gli specialisti si sono incatenati l’uno con l’altro. Lillo Salvaggio, anche lui titolare di un laboratorio di analisi, ha voluto chiedere scusa ai pazienti: “Abbiamo creato un rapporto di amicizia e di fiducia decennale, e adesso l’assessore vuole spostare questo ruolo a multinazionali con le quali i pazienti sicuramente non potranno sentirsi come a casa”. Salvaggio, ha voluto sottolineare oltre seimila persone tra professionisti e impiegati si troveranno senza lavoro se il decreto verrà approvato. I manifestanti che con una bara coperta da un camice hanno inscenato il corteo funebre della sanità siciliana, continuano a lamentare il totale disinteresse dell’assessore Russo che, come conclude Lillo Salvaggio: “Dopo cinque giorni di protesta continua a stare seduto sulla sua poltrona”.


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