Festa del patrono con tangente| Arrestati sindaco e assessore - Live Sicilia

Festa del patrono con tangente| Arrestati sindaco e assessore

Avrebbero incassato una tangente da un impresario in cambio della concessione di un appalto pubblico particolare: lo spettacolo musicale che il Comune di Licata organizza ogni anno a maggio nell’ambito dei festeggiamenti di Sant’Angelo, Patrono della città agrigentina. E’ l’accusa contestata al sindaco di Licata, Angelo Graci, all’assessore ai Servizi sociali della sua giunta, Tiziana Zirafi, al vice presidente del Consiglio comunale, Nicolò Riccobene e all’impresario di spettacoli Carmelo Napolitano. I quattro sono stati arrestati da carabinieri di Agrigento su disposizione del Gip della Città dei Templi che ha concesso loro i domiciliari. Secondo l’accusa i tre amministratori avrebbero ricevuto sei mila euro dall’impresario per stipulare con lui l’appalto comunale per uno spettacolo musicale realizzato per la festa del Patrono di Licata. La delibera, la numero 44, fu adottata il 24 aprile del 2009 fissando il pagamento di 31.500 per la festa. Una somma che, secondo gli investigatori, sarebbe stata superiore a quella offerta da altre agenzie del settore. E dopo le denunce di due impresari esclusi dall’assegnazione dell’appalto era stata aperta l’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Agrigento che ha delegato i militari dell’Arma alle indagini e disposto anche delle intercettazioni. Ascoltando le telefonate tra il sindaco Graci e l’impresario Napolitano è trapelato il pagamento della presunta tangente: seimila euro che il primo cittadino avrebbe ricevuto durante un incontro che si è svolto nella vicina Gela. I carabinieri hanno ascoltato in diretta quello che l’accusa ritiene siano riconducibili alle dinamiche del presunto pagamento e anche della successiva destinazione della somma che, secondo la Procura, sarebbe stata poi suddivisa dal sindaco anche con il suo assessore ai Servizi sociali, Tiziana Zirafi, e il vice presidente del consiglio comunale di Licata, Nicolò Riccobene. Nei confronti dei quattro indagati il Gip di Agrigento, Lisa Gatto, ha emesso un ordine di custodia cautelare agli arresti domiciliari ipotizzando il reato di corruzione aggravata in concorso per atto contrario ai doveri d’ufficio. La richiesta era stata sollecitata dai sostituti Gemma Milani e Santo Fornasier, del pool reati contro la pubblica amministrazione della Procura di Agrigento coordinato dall’aggiunto Ignazio Fonzo su delega del procuratore capo Renato Di Natale. (Ansa)


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