Libertà in curva - Live Sicilia

Libertà in curva

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Libertà. È una bella parola, tre sillabe ed accento alla fine. Suona bene. C’è chi ci ha costruito un partito attorno, evocando spettri ed ululando contro gli oppositori. Il problema reale però è che la libertà oggi in Italia è soltanto uno slogan da piazza, uno spot elettorale, una garanzia ottenuta previo pagamento anticipato. Ci sono coni d’ombra dove la tanto sbandierata “libertà” non è più tale. Gli stadi ne sono l’esempio più lampante. La (liberticida) tessera del tifoso prossima ventura ne è l’esempio: potranno accedere allo stadio solo i residenti del luogo, gli altri abitanti d’Italia: niè, davanti alla tivvù. La risposta che si sente è la solita: rispondiamo all’emergenza ultras con una norma di tutela. Ma tutela per chi? Il derby Palermo-Catania è stato “blindato”: solo i  residenti possono assistere, non è possibile lo scambio dell’abbonamento. Ma l’abbonamento è – legalmente – un titolo al portatore, chi lo compra ha il possesso del posto e, dopo una comunicazione, può liberamente lasciare l’abbonamento a chi più gli aggrada. Il “problema di ordine pubblico” indica, oltre che una limitazione della libertà individuale, la stimmate del fallimento del lavoro sul territorio: si reprime anziché studiare, comprendere, fornire soluzioni che tutelino realmente i cittadini. Perché il valore di una amministrazione, di un progetto politico, di una civiltà si misura dalla grandezza della risposta rispetto alla complessità del problema. Reprimere è invece un colpo indiscriminato a tutti, sintomo di una faciloneria e di una pochezza di analisi sconcertante. Così si chiude tutto, piazze curve stadi, si creano gabbie, si criminalizza in toto una realtà come quella del mondo ultras molto più complessa di quanto non raccontino le infantili analisi quotidianamente sciorinate da vecchi soloni anchilosati nel pensiero. La verità è che così non si va da nessuna parte (se non verso una sempre più spudorata costruzione di un Regime), perché – nonostante quanto io abbia scritto all’inizio – libertà e giustizia non sono parole. Sono prospettive. I muri servono solo a non far vedere quanto è ampio l’orizzonte che di diritto gli appartiene.

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