"Quelle relazioni pericolose" | Bufera su "Il Fatto" - Live Sicilia

“Quelle relazioni pericolose” | Bufera su “Il Fatto”

L'intervista all'ex moglie di D'Alì
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Un’intervista dai contenuti dirompenti, con le conseguenze del caso. Prevedibili, ma probabilmente messe in conto: Totò Cuffaro querela “Il fatto quotidiano” per l’intervista di Sandra Amurri a Maria Antonietta Aula, ex-moglie di Tonino D’Alì, che indica le presunte relazioni pericolose fra il politico trapanese e Cosa nostra. L’ex consorte del presidente della commissione Ambiente del Senato, che poi ha smentito i contenuti della conversazione con la giornalista parlando di una “trappola”, parla a tutto campo: dai rapporti con il capomafia di Castelvetrano Francesco Messina Denaro e con il figlio Matteo, considerato il latitante più pericoloso d’Italia e condannato per le stragi del ’93, alla promessa di un pulmino per l’assistenza ai disabili mai mantenuta da Silvio Berlusconi, fino ad arrivare al matrimonio di Filippo Guttadauro, il numero 121 dei pizzini di Provenzano, che ha fatto infuriare Cuffaro.

“Al matrimonio c’erano Cuffaro, Dell’Utri e Mannino”. L’ex presidente della Regione, nell’intervista, viene citato due volte: se uno dei due casi, le seconde nozze di D’Alì, è trasparente, l’altro riguarda appunto il matrimonio del boss di Brancaccio. Con una postilla che ha implicazioni gravi: secondo le parole dell’ex moglie del politico trapanese riferite da “Il fatto quotidiano”, infatti, Guttadauro “si interessava alle sorti politiche di Cuffaro”. Il parlamentare Udc ha replicato facendo sapere di avere querelato sia la testata che Maria Antonietta Aula. In particolare Cuffaro fa notare che il matrimonio di Guttadauro risalirebbe al 1978, anno in cui lui aveva 20 anni e frequentava ancora l’università senza ricoprire alcun incarico pubblico.

Le condoglianze di Messina Denaro. Nell’intervista, però, ce n’è per tutti: secondo la giornalista de “Il fatto quotidiano”, che cita la data delle missive, quando morì il padre di D’Alì, nel 1983, a casa dell’ex segretario arrivarono due telegrammi di condoglianze “particolari”, quelli di Francesco Messina Denaro e di Filippo Guttadauro. Franco Virga, figlio del capomafia Vincenzo, gli avrebbe scritto invece nel 1998: “Auguri, tu ti diverti e io sto qua rinchiuso”, sarebbe il testo della missiva.

Smentita e controsmentita. L’ex moglie di D’Alì, però, si è chiamata fuori: “Tardivamente – ha scritto Maria Antonietta Aula – ho intuito della trappola tesami e che una innocente e cordiale conversazione sarebbe stata clamorosamente stravolta e strumentalizzata ed avevo indicato la precisa volontà che non si facesse né uso pubblico della citata conversazione né tantomeno che venissero riferiti come veritieri dei fatti poi riportati nell’articolo”. Sandra Amurri, però, si dice certa di quel che ha scritto: “Comprendo il suo stato d’animo – replica la giornalista –, e per questo le sono vicina, seppure non condivida le ragioni che la portano a confondere una conversazione con un’intervista svoltasi attraverso diversi incontri e non solo nella sua azienda, corredata da documenti che mi ha fornito”.


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