Regione, tre uomini in bilico - Live Sicilia

Regione, tre uomini in bilico

Il dottor Sottile
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E’ lui, Gaetano Armao, la metafora di questo infelice momento politico. Per evitare un devastante dibattito parlamentare sui conflitti di interesse, Raffaele Lombardo gli ha imposto di denudarsi a poco a poco, come in uno spogliarello di periferia. E lui ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Prima ha rinunciato alla delega sui rifiuti, poi a quella sulla protezione civile e infine, voila’, a tutti gli altri incarichi, a tutte le altre mansioni, a tutte le altre prerogative. E’ rimasto nudo, senza deleghe e senza poteri. In cambio ha ottenuto da Lombardo la possibilita’ di rimanere in giunta come assessore. Assessore al nulla. Un controsenso, non c’e’ che dire.

Ma non e’ il caso di scandalizzarsi. Le contraddizioni di Lombardo – e non solo quella relativa al caso Armao – nascono sostanzialmente dal fatto che il presidente della Regione non ha ancora individuato il percorso piu’ agevole per restituire finalmente ai siciliani un governo efficiente e credibile.

Oscilla sempre tra due ipotesi, speculari e divergenti: e’ meglio tentare la ricomposizione della vecchia maggioranza, quella che lo ha eletto a palazzo d’Orleans, o tentare nuove e trasversali alleanze? Questa indecisione spiega perche’ il giorno prima si ritrova ad affermare solennemente che mai e poi mai pronuncera’ in Assemblea la parola crisi e il giorno dopo va a Sala d’Ercole e annuncia che “la maggioranza e’ dissolta”. E spiega anche perche’ la mattina si sveglia promettendo un discorso “di ampio respiro” sulle riforme da condividere “con chi ci sta”, e sul far della sera ripiega su un singolare appello ai deputati: “Se ve la sentite di dimettervi, fatelo”, dice sostanzialmente a quei poveracci che meno di due anni fa hanno dovuto affrontare i costi e gli sforzi di una campagna elettorale. “Altrimenti, non vi resta che stare qui con me e accettare tutte le acrobazie che io mi inventero’ pur di rimanere a galla”. Funzionera’ lo spauracchio delle elezioni? Fino all’altro ieri l’unico argine ai metodi del Governatore veniva da Giuseppe Lupo, nuovo segretario del Partito Democratico, notoriamente poco incline alle intese opache o agli accordi sottobanco. Ma la strada per il leader del Pd si fa sempre piu’ stretta perche’ Lumia e Cracolici, sebbene sconfitti alle primarie del 25 ottobre, premono come non mai per rientrare al piu’ presto nel grande gioco del dialogo e – perche’ no? – anche delle poltrone. Ufficialmente si attengono alle posizioni ufficiali del partito e alle indicazioni provenienti direttamente da Bersani: se Lombardo azzera la giunta e dichiara la fine del centrodestra noi non ci sottrarremo al confronto. Al tempo stesso pero’ alimentano anche loro, come Lombardo, lo spauracchio di un improvviso quanto traumatico ricorso alle urne. Riusciranno a ribaltare le posizioni di Lupo e a imporre un accordo che li veda impegnati quantomeno in un appoggio esterno?

Per capirlo bisogna aspettare le mosse di un terzo giocatore: Gianfranco Micciche’, capo degli scissionisti del Pdl e azionista di maggioranza, con i suoi quindici deputati, del governo Lombardo. Finora il “ribelle del Mezzogiorno” ha giocato in piena liberta’. Berlusconi, in fondo, gli ha sempre perdonato tutte le guasconate, anche le piu’ temerarie. In questi ultimi giorni pero’ il gioco romano si e’ fatto duro e il presidente del Consiglio ha detto chiaro e tondo che non e’ piu’ disposto a tollerare le imboscate di Gianfranco Fini. Il nuovo scenario spiazza conseguentemente Micciche’ che in Sicilia si e’ trasformato – forse senza nemmeno rendersene conto – nel principale alleato di Fini. Ha spaccato, cosi’ come volevano i finiani, il Popolo della Liberta’; ha consegnato agli uomini di Fini due assessorati regionali; e quel che e’ piu’ grave, almeno per palazzo Grazioli, ha regalato il palcoscenico siciliano a Fabio Granata, al quale Fini ha assegnato il compito di incoraggiare pubblicamente quei magistrati che vorrebbero accusare di ogni nefandezza mafiosa non solo Marcello Dell’Utri ma anche il presidente del Consiglio. Per completare l’opera non resta a Micciche’ che spingere Lombardo a dichiarare pubblicamente la fine del centrodestra in Sicilia, premessa indispensabile per un futuro abbraccio con il Pd. Sarebbe la via piu’ breve per rendere felice Fini e terribilmente infelice Berlusconi.

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