"Li ho visti e ho pensato: | guarda che facce..." - Live Sicilia

“Li ho visti e ho pensato: | guarda che facce…”

La replica di Faraone
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Questa mattina il telefono di Davide Faraone non ha smesso di squillare un attimo. Amici, colleghi, compagni di partito, anche avversari politici, pronti a stringersi attorno a uno dei maggiori pesi politici del centrosinistra cittadino, di cui si è tornato a parlare oggi, a proposito delle indagini che hanno portato all’operazione “Eos 2”. Dalle intercettazioni effettuate dai carabinieri risulta infatti un incontro elettorale risalente al 10 marzo 2008 a casa di Agostino Pizzuto (arrestato nell’operazione “Eos”), alla presenza di Antonino Caruso, il nipote Rosario Arcoleo , Vincenzo e Antonino Troia, e lo stesso Faraone. Il consigliere comunale e parlamentare regionale- che non risulta né indagato, né coinvolto nella vicenda – parla di quell’appuntamento elettorale a Livesicilia.

Perché partecipare a quell’incontro? Sapeva di relazionarsi con dei presunti mafiosi?
“Ovviamente no, non potevo sapere chi fossero. Era solo un incontro elettorale. Quando si fa politica in una grande città, è complicato conoscere tutte le realtà e si tende ad affidarsi ai propri riferimenti nel territorio. Così è stato quella volta. Avevo conosciuto  Rosario Arcoleo (consigliere della settima circoscrizione, eletto nelle file della Margherita, ndr) qualche tempo prima. Era stato lui, ad organizzare quell’incontro”.

Dello zio di Arcoleo, Antonino Caruso, (presente a casa Pizzuto) si è successivamente scoperto che era – secondo le accuse – il referente della cosca di Resuttana per i rapporti con la politica. Possibile che il nipote non ne sapesse nulla?
“Io non credo che Rosario possa avermi portato volontariamente tra quella gente, essendone a conoscenza. Lui mi dice che non sapeva. E voglio credere alla buonafede, anche perché quando un anno fa si seppe dell’operazione “Eos”, io ho verificato con diverse persone della zona, ma tutti mi hanno detto che gli arrestati erano degli insospettabili. Mi fa venire da vomitare il pensiero di essere stato allo stesso tavolo con quella gente”.

Non avete avuto nessun sospetto, durante la riunione?
“A dire il vero, quando siamo usciti di lì, ci siamo guardati e abbiamo commentato: ‘Miii facce!’. Ma, ecco, era per ridere. Mai avremmo immaginato niente del genere”.


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