Una scuola chiude le porte| a un convegno antimafia - Live Sicilia

Una scuola chiude le porte| a un convegno antimafia

A Sciacca. Il preside: "Solo un malinteso"
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La par condicio serve anche per un convegno antimafia da svolgere in una scuola. E se la “par condicio” non c’è, il convegno non si fa. È successo a Sciacca. E la polemica non è del tutto inedita nella cittadina agrigentina. Sotto l’occhio del ciclone, e sotto la lente d’ingrandimento dei partiti (il Pdl, in quel caso), infatti qualche settimana fa era finito un convegno svolto al Liceo Classico “Tommaso Fazello”, “meritevole” persino di un’interrogazione parlamentare. Stavolta è il turno di dell’istituto professionale per l’Industria, che ha negato un incontro sui temi della giustiza. “L’uso dell’aula magna per quel convegno sarebbe improprio”, ha spiegato il preside della scuola, Sergio Panunzio.

Il convegno, per la verità, era l’occasione per ricordare la figura di Accursio Miraglia (nella foto), sindacalista saccense ucciso dalla mafia nel 1947, al quale, tra l’altro, è intitolato l’istituto nel quale avrebbe dovuto svolgersi l’incontro. Dovevano essere presenti, tra gli altri, i magistrati Carmelo Petralia e Salvatore Vella, oltre al vicepresidente della Commissione antimafia Giuseppe Lumia, al giornalista Pino Maniaci e all’imprenditore Ignazio Cutrò, in prima linea contro il racket.

“Non capisco – ha attaccato Nico Miraglia, figlio del sindacalista ucciso 63 anni fa e presidente dell’omonima fondazione – dove fosse il problema. Mi sembra una decisione aberrante. Tra l’altro, il preside Panunzio, fino a due giorni fa si era detto orgoglioso di questo convegno. Anzi, mi disse che lo avremmo organizzato insieme. Poi, mi ha chiamato dicendomi che sarebbe stato meglio evitare. E non ho idea dei motivi per i quali abbia cambiato idea”. Dalle parole del preside sarebbe però  emersa una insoddisfatta esigenza di “par condicio” nel convegno. “E che c’entra la par condicio? – ha incalzato Miraglia – tra l’altro, se il problema è la politica, è giusto che si sappia che io avevo anche cercato di contattare il ministro Alfano e l’assessore Cimino, ma da loro non ho avuto risposta. Comunque  – racconta – l’intitolazione a mio padre della scuola che adesso ci respinge, avvenne negli anni in cui il preside, Sergio Bruno, non ha mai negato di essere di estrema destra. Quindi non vedo come possa entrarci la politica”.

“Un malinteso”. Così, invece, il preside Panunzio ha definito la querelle: “Pensare che io non voglia, nel mio istituto, un convegno sulla legalità è offensivo per me e la mia scuola. Il ‘respingimento’ della richiesta è dovuto ad altre questioni”. E le questioni sarebbero soltanto “didattiche”: “Io credo – ha spiegato – che gli alunni avrebbero dovuto giungere a questo convegno dopo un opportuno processo di formazione. Tra l’altro – ha aggiunto – proprio in ossequio al principio della legalità, io credo che nelle scuole qualunque iniziativa debba avere un carattere formativo. Non è questo il caso. E l’utilizzo dell’aula sarebbe stato improprio”.

Ma in molti, a Sciacca, pensano che la decisione del preside sia legata al “precedente” di qualche settimana prima, quando un analogo convegno organizzato al Liceo Classico Fazello, scatenò la furente reazione dell’onorevole del Pdl Giuseppe Marinello, e persino un’interrogazione al ministro dell’Istruzione per verificare l’operato del preside Filippo Brancato. “Ma questa storia non c’entra nulla – ha assicurato Panunzio – anzi, la scuola è aperta a tutti. Ma ogni attività deve essere orientata agli obiettivi formativi: anche l’utilizzo delle aule, del personale e persino della corrente elettrica”.


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