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LiveSicilia.it / Archivio / “Le denunce ci sono Ora ci vuole la svolta”

“Le denunce ci sono
Ora ci vuole la svolta”

Intervista a Daniele Marannano (Addio pizzo)
di Ermes Dovico
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“Il problema non è, come hanno fatto intendere certi titoli di giornali, che i negozianti non denunciano più. Continuiamo a registrare denunce, l’ultima per esempio ci è arrivata giovedì, ma siamo ancora lontani da un fenomeno di denuncia di massa che è l’unico modo per sconfiggere il racket”. Invocano un salto di qualità i ragazzi del comitato Addio pizzo. Un salto di qualità che parta dai diretti interessati, le vittime del pizzo, e consenta di superare quella soglia critica di denunce necessaria per poter parlare davvero di rivoluzione culturale e ribellione contro la mafia. Abbiamo chiesto a Daniele Marannano, uno degli attivisti di Addio pizzo, di spiegarci come la sua associazione intende spronare il mondo imprenditoriale, politico e istituzionale, a sostenere l’azione di contrasto al racket.

Insieme ad altri membri di Addio pizzo, hai lanciato l’allarme sul calo delle denunce. Secondo te, perché c’è questo rallentamento proprio adesso?
“Noi non abbiamo mai detto che i commercianti non denunciano più. Il punto è un altro: le denunce arrivano, ma non sono abbastanza. Si sono aperte delle crepe nel muro dell’omertà e del racket, adesso occorre abbattere quel muro e fare il salto di qualità. Sul piano della repressione, la magistratura e le forze dell’ordine hanno inferto dei duri colpi a Cosa nostra. Dal 2007 a oggi è stato fatto tutto il necessario, ma manca ancora quella mobilitazione di massa che porti al fenomeno della denuncia collettiva”.

Addio pizzo ha già annunciato che non si costituirà più parte civile nei processi in cui le vittime del pizzo non collaborano con la giustizia. Credi che funzionerà da sprone a denunciare di più?
“La nostra è una scelta che nasce da una presa di consapevolezza, cioè dalla constatazione che spesso, negli ultimi tempi, si è parlato di rivoluzione culturale nei processi in cui ci siamo costituiti parte civile ma, in realtà, questa rivoluzione è appena agli inizi. Noi vogliamo mandare un messaggio chiaro alle associazioni di categoria: non ha senso presentarsi in tribunale come parte civile se non si è in grado di raccogliere denunce di imprenditori e commercianti sul territorio. Come per ogni rivoluzione serve del tempo per poterla realizzare, ma i tempi si possono accorciare se ciascuna associazione di categoria – come Confcommercio, Confesercenti e Cna – fa la sua parte”.

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Come si può far capire a tutti che la denuncia collettiva è il modo più efficace per contrastare il racket?
“Ci sono due casi recenti che dimostrano quanto sia efficace il fenomeno della denuncia collettiva. Mi riferisco al processo “Addio pizzo” a Palermo e al processo a Carini, in cui gruppi di imprenditori e commercianti si sono decisi a collaborare e denunciare, senza alcun rischio per la loro incolumità e per l’attività che esercitano. E questo è stato possibile proprio grazie al fatto che hanno denunciato insieme”.

Quanto siamo lontani dalla rivoluzione culturale che invocate?
“Certamente mancano all’appello soggetti come le associazioni di categoria, la cui presenza allargherebbe il fronte degli operatori impegnati nella lotta al racket. Manca la loro collaborazione e di certe forze politiche”.

Criticando l’inerzia delle associazioni di categoria, nei giorni scorsi hai anche detto che Confcommercio ha chiesto ai suoi iscritti di non aderire ad Addio pizzo. Confermi?
“Assolutamente sì, basta guardare la nostra lista e constatare che nessuno degli operatori economici che aderisce alla nostra campagna ci è stato portato da Confcommercio, Confesercenti e Cna”.

Roberto Helg dice che voi lavorate sul palcoscenico, mentre Confcommercio lavora in silenzio e ha già espulso degli iscritti che hanno riportato condanne.
“Sì, devo dire che come associazione preferiamo il palcoscenico della strada, piuttosto che l’ottavo piano della camera di commercio. Loro non si muovono sul territorio, è questo che lamentiamo. Addio pizzo e Libero Futuro assistono complessivamente oltre 100 operatori economici che hanno denunciato e collaborato attivamente con gli inquirenti”.

Se le associazioni di categoria aderissero al vostro appello, come pensereste in concreto di portare avanti la lotta corale di cui parlate?
“Noi siamo pronti a offrire la nostra esperienza e il nostro know how, come già abbiamo fatto con Confindustria Sicilia”.

Avete detto di sentirvi soli in questa lotta.
“Accanto a noi rimangono gli imprenditori, i commercianti, la magistratura e le forze dell’ordine”.

Che cosa devono fare le istituzioni, le forze politiche per aiutare le associazioni come la vostra?
“Non si può chiedere ai commercianti di denunciare se poi dalle istituzioni non vengono modelli di comportamento esemplari. Non si può plaudere a iniziative come quelle di Confindustria Sicilia, che ha deciso di espellere gli imprenditori che pagano il pizzo, se non si ha il coraggio di seguirne l’esempio”.

Ti riferisci a qualche partito in particolare?
“Al mondo politico, senza distinzione”.

E la gente comune che cosa può fare?
“Noi fondiamo il nostro impegno soprattutto sulla campagna di consumo critico che è rivolta proprio ai cittadini, ai quali chiediamo di andare ad acquistare da quei 420 negozianti che hanno aderito all’iniziativa, ribellandosi al racket”.

 

Tags: addio pizzo · daniele marannano

Pubblicato il 14 Febbraio 2010, 02:26
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Commenti
  1. Nino 11 anni fa

    Un elemento che potrebbe aiutare ALLA svolta, sarebbe la creazione di una rete capillare di linee telefoniche su tutto il territorio nazionale, alle quali le vittime possano fare riferimento, in stretta confidenza e senza paura di ritorsioni. Numeri cosiddetti verdi attraverso i quali poter contattare la locale stazione di Polizia, GdF o Carabinieri tutte le volte che lo si ritenga necessario: soltanto con un contrattacco sistematico e senza quartiere si possono stanare tali belve, afferrandole per la testa e senza dar loro il tempo di poter mordere!

    Rispondi
  2. francesco 11 anni fa

    Ridicole le critiche di roberto helg lanciate dai lussuosi uffici di via emerigo amari, perchè non prova a scendere anche lui per strada per capire quali sono i problemi. Viva Addiopizzo, grazie di esistere.

    Rispondi
  3. amicopaolo 11 anni fa

    Andate avanti così che c’e la facciamo.

    Nino,
    il tuo consiglio è prezioso e sicuramente lo adotteranno.

    Rispondi
  4. Nino 11 anni fa

    Caro “amicopaolo” e tutti voi onesti conterranei,
    affamati di giustizia e la cui dignita’ continua a venir scaraventata nel fango… mi stupisce moltissimo che una organizzazione come “Addiopizzo”, che voglia rendersi efficiente ed efficace, possa andare avanti senza aver mai pensato a una rete telefonica del genere.
    Fintantoche’ la gente non si sentira’ protetta da una concreta, perche’ semplice, azione come puo’ essere la creazione di linee confidenziali, c’e’ ben poco di che sperare.
    Qui il punto non e’ tanto la delazione, quanto il far valere un diritto sacrosanto di poter guadagnarsi la pagnotta senza dover pagare due volte le tasse: allo Stato e al crimine.
    Quella razza cialtrona, complice e bastarda che tutti si ostinano a chiamare “politici” possono solo parlare, parlare e ancora parlare: non e’ nei loro interessi perorare tale causa poiche’ nulla garantirebbe loro un seggio alle prossime elezioni, senza l’aiuto del crimine organizzato.
    Sicuramente generalizzare e’ sbagliato – voglio ancora credere che un qualche vostro (e sottolineo vostro, perche’ colui che potra’ rappresentarmi, forse, non e’ ancora nato)rappresentante e’ onesto abbastanza per il/la quale la politica e’ una missione e non un lavoro profumatamente pagato. Dovrebbero quindi essere i membri di tale nobile organizzazione a pensarci. E subito!!!

    Rispondi

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