"Aiuto, c'è un uomo disteso per strada!" - Live Sicilia

“Aiuto, c’è un uomo disteso per strada!”

Cosa ha visto un testimone
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Enzo Fragalà

Enzo Fragalà

Essere un testimone involontario in una mite sera di febbraio. Febbraio, mese di esami universitari, di notti passate nell’inesorabile corsa contro il tempo, sperando che una qualche catastrofe possa posticipare la data di quel processo, l’esame, del quale ci si sente l’imputato. Fermarsi, fare una pausa, annegare in litri di caffè, lasciarsi distrarre da qualcosa mentre ci si stava accendendo una sigaretta. Correre alla finestra, guardare di sotto, scoprire che qualcuno è stato picchiato. Non una rissa tra ragazzini, no. Un’aggressione a pieno titolo. Un uomo rimasto a terra sul marciapiede, con la testa fracassata. Un altro, poco lontano, che scappa in motorino.

La ragazza affacciata alla finestra sta aspirando la sua sigaretta in un’unica boccata d’ossigeno, catrame, nicotina, confusione. Fa giusto in tempo a vedere che l’uomo in motorino, coperto da un casco e dal buio di una mite sera di febbraio, ha lanciato qualcosa per strada. Forse un bastone. No, fa un rumore diverso, forse metallico, sicuramente qualcosa di più pesante di un bastone. Non fa in tempo a vederlo, è già scomparso dal suo campo visivo lungo via Nicolò Turrisi, a Palermo. All’altezza del numero 26 c’è un uomo, per terra, la testa fracassata. Butta via la sigaretta, corre al telefono e si attacca alla cornetta. Chiama il 118.
“C’è un uomo, per strada, a terra. È stato aggredito, ha la testa fracassata”.
“Dove?”
“In via Nicolò Turrisi, vicino via Volturno”.
“Si, signora, ma ci deve dire il numero civico”.
“26, numero civico 26. L’uomo si trova nei pressi del civico 26”.
Poi torna alla finestra. Altra sigaretta. Attorno all’uomo si è radunata una piccola folla. Come succede durante i mondiali, anche questa volta tutti si improvvisano professionisti. Non arbitri o allenatori. Soccorritori.
Dalla finestra della sua stanza lei sente gridare: “E’ Fragalà, è l’avvocato Fragalà”. L’uomo è semicosciente. Non riesce a parlare, ma vorrebbe mettersi in piedi, capisce che lo stare sdraiato peggiorerà le cose. Gli improvvisati soccorritori – quelli veri non sono ancora arrivati – gli dicono di sdraiarsi, di cercare di stare sereno.  La ragazza alla finestra vede qualcuno che gli solleva le gambe. Si forma una piccola pozza di sangue attorno alla testa. Fragalà è ancora semicosciente, cerca di nuovo di alzarsi, ma non ha la forza.
Dalla finestra, la ragazza accende un’altra sigaretta. Le torna in mente il bastone, o qualunque diavolo d’arnese fosse. Non c’è più, sparito. Qualcuno è passato a riprenderlo.
Arrivano i carabinieri. Ce n’è uno che scende dalla vettura, apre lo sportello posteriore prende il cappello dalla macchina. Se lo sistema bene in testa.  Poi prende un taccuino, cerca una penna. Dopo si avvicina a controllare cosa sia successo. Intanto arrivano i soccorritori, quelli veri. Sono le 20.54.  Portano via l’uomo in ambulanza.
Ultima boccata d’ossigeno, catrame, nicotina, confusione. Bisogna tornare sui libri. O forse no, per stasera basta così. La chiazza di sangue non si è ancora asciugata sul marciapiede. Stasera non si studia.


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