Squadra che vince si cambia - Live Sicilia

Squadra che vince si cambia

La crisi del Pdl
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Gianfranco Fini

Gianfranco Fini

Squadra che vince si cambia. La traiettoria non è coerente con la regola aurea del mondo sportivo. Ma è ciò che è accaduto al Partito delle Libertà in Sicilia e quanto sta succedendo a livello nazionale. Anzi, la presa di posizione dei finiani prende proprio a pretesto la situazione del partito in Sicilia. La nostra regione nuovamente anticipatrice di ciò che accade poi nel resto del territorio italiano? Difficile dirlo adesso. Di sicuro è accaduto che, dall’indomani della fulgida vittoria del centrodestra alle regionali del 2008, non ci sia stato un momento di tregua dentro quel contenitore dove sono confluiti Forza Italia e Alleanza Nazionale. Se qualcuno vuole capire a che punto è la lotta, e quanto sangue scorra nel campo di battaglia, basta che vada a vedersi, o rivedersi, il dibattito all’assemblea regionale seguito alle dichiarazioni di Lombardo. La parte del Pdl che si definisce lealista, pur essendo uscita dalla maggioranza iniziale, parla come neanche la più agguerrita delle opposizioni farebbe. Solo parole? Non sembrerebbe. Loro si sentono gli alfieri legati al progetto pidiellino. Poi c’è l’altra parte del partito nato, primo caso nella storia, sul predellino di un’auto. Si chiamano, o li chiamano, ribelli. E’ il Pdl Sicilia a trazione autonomista. Rimasto fedele al governo, pare partecipi alla gestazione del Partito del Sud, che un giorno nasce e un giorno muore, e mantiene un rapporto “cordiale” con il Partito Democratico. O con quella sua parte che appoggia il nuovo assetto politico alla regione. Il Pdl Sicilia si muove come il pezzo più estroso degli scacchi, il cavallo. Vicini e lontani da Berlusconi, flirtano con il Pd ma non andrebbero con i democratici al governo, almeno così affermano, vogliono dare vita al partito del Sud ma non si capisce come e quando. Un bel rebus. Sostengono un esecutivo di minoranza e affermano di non essersi mossi da dove gli elettori li hanno posti.  Per la verità, la stessa cosa, ossia la coerenza, sostengono di non averla persa pure i pidielini lealisti. Sono gli altri, gridano, che non rispettano il programma e lo schieramento consacrato nei seggi. Adesso, comunque la pensiate, la situazione, sulla scia di quanto sta accadendo a Roma, potrebbe conoscere ulteriori sviluppi. Qualche domanda. Quando Fini indica la situazione siciliana come l’esempio più evidente della crisi del partito, da che parte sta? Se gli avvenimenti sono per come li conosciamo, non dovrebbero esserci dubbi che difende i ribelli autonomisti. Visto che in Sicilia i suoi si sono schierati con la svolta che ha portato al Lombardo ter. A questo punto è anche semplice inserire l’ultima tessera del mosaico, rappresentata dalla recente missiva che il Pdl Sicilia ha fatto pervenire al capo del governo nazionale. La lettera si conclude con la speranza che il presidente voglia apprezzare coloro che magari sono un po’ rompiscatole ma fedeli al progetto. Pare, a tutti gli effetti, “anche” una difesa della terza carica dello Stato e un tentativo di legittimare, proprio nel momento in cui la nave imbarca acqua, il percorso del Pdl siciliano con le impronte della trinacria impresse sul cuore. E del resto, se non fa piacere ai finiani un Pdl a trazione leghista, ancor meno, è quasi banale dirlo, può rendere contenti coloro che hanno fondato il Pdl Sicilia. Insomma, dalla Sicilia possono partire due mosse, forse non secondarie per dipanare l’inghippo. La prima è la mossa degli alfieri, i pezzi più vicino al re, rappresentati nel nostro caso dal Pdl lealista . Se vincono loro, il Pdl resterà così com’è. Chi si vorrà allineare, bene. Agli altri sarà indicata la porta o il contrito rientro nella casa del padre. L’altra è la mossa dei cavalli, i pezzi nella scacchiera un po’ più lontani dal re, quelli che muovono saltando gli ostacoli e cercando di sorprendere, non solo gli avversari ma anche la propria parte. Sono i pidiellini targati Sicilia. Se prevarranno loro, ma sembra difficile, qualcosa cambierà. Nel senso, intanto, di una legittimazione del percorso siciliano.
Si può dire che i due partiti che avrebbero dovuto rappresentare il bipolarismo in Italia, non attraversano mari tranquilli. Con una piccola differenza. Il Pd perde ed è tornato a difendere il fortino delle regioni rosse. Il Pdl, pur scosso dalle tensioni che leggiamo, continua a vincere. A sud, al centro e, grazie alla Lega, al nord. Non è esattamente lo stesso tipo di crisi gestire l’abbondanza o la disperazione.

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