"Silvio, ti voglio bene" - Live Sicilia

“Silvio, ti voglio bene”

Una missiva dai toni concilianti, quasi una marcia indietro. Un ramoscello d'ulivo agitato dal figliol prodigo in attesa del ricongiungimento nella casa del padre? "Ciò che sta succedendo in queste ultime ore, come ciò che succede a me da tempo in Sicilia, mi conferma ancora una volta quanto alto sia il prezzo che rischiamo di pagare al Pdl: la fine di quel cammino che iniziammo nel '93''.
Miccichè agita il ramoscello d'ulivo
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Una missiva dai toni concilianti, quasi una marcia indietro. Un ramoscello d’ulivo agitato dal figliol prodigo in attesa del ricongiungimento nella casa del padre? “Ciò che sta succedendo in queste ultime ore, come ciò che succede a me da tempo in Sicilia, mi conferma ancora una volta quanto alto sia il prezzo che rischiamo di pagare al Pdl: la fine di quel cammino che iniziammo nel ’93”. E’ uno stralcio della lettera aperta del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Micciché, al premier Silvio Berlusconi. “Un rischio – dice Micciché – che, ovviamente, possono avvertire soltanto coloro che da sedici anni camminano con lei, mano nella mano, e ci credono, ci credono davvero; non certo coloro ai quali poco importa la direzione e poco importa con chi camminare, ma basta che camminino”. “E allora – prosegue Micciché – concludo questa mia lettera a cuore aperto, con una speranza: la speranza che lei, presidente, voglia considerare e accogliere con la disponibilità d’animo che le è propria, le ragioni di chi le vuole troppo bene per dirle sempre e solo ‘sissignore!’, le argomentazioni di chi probabilmente la stima troppo per preoccuparsi solo di compiacerla, le ragioni e le argomentazioni di chi magari è un po’ scomodo, un po’ rompiscatole, ma, quando lei si volta, è certo di trovarsi al Suo fianco. E’ così da sempre”.
“Questa è la mia speranza o un appello, se preferisce considerarlo tale, perché – conclude Micciché – quel cammino non abbia a conoscere altre soste o deviazioni pericolose, perché quel cammino possa continuare a vederci ancora uniti, tutti insieme, mano nella mano, verso quella meta infinita chiamata Italia”.

Qualche ragionamento a margine. Che fine ha fatto il Partito del Sud? Che fine ha fatto la proverbiale bellicosità di Gianfranco Miccichè? Sono prolusioni inusuali per lui, come “quel mano nella mano”, che sa un po’ di richiesta di perdono. Sarà così? C’entrerà il dissidio tra Fini e Berlusconi? Potrebbe essere un tentativo di ricucitura in vista di interventi del patron pidiellino, visto che proprio Fini ha rimproverato a Berlusconi il caos siciliano? Rumours di Palazzo ieri parlavano di una trasferta romana in serata degli stati maggiori miccicheiani. Di certo, l’assessore Michele Cimino, fidatissimo di Miccichè, in serata ha lasciato a un certo punto la commissione Bilancio dove la mannaia si abbatteva su una raffica di emendamenti inclusi quelli di suoi colleghi assessori. Prendiamo atto del mano nella mano, intanto. E chissà se siamo alla vigilia della festa al vitello grasso.


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