Chi ha sfregiato l'Albero Falcone? - Live Sicilia

Chi ha sfregiato l’Albero Falcone?

Il ritratto del presunto colpevole
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Giovanni Falcone

Giovanni Falcone

Questa è la storia di una mattina piena di sole alla ricerca di un’ombra, l’ombra della clochard che avrebbe rubato pezzi di memoria dall’albero di Giovanni Falcone in via Notabartolo.  Un’ombra senza nome ma, secondo un breve identikit abbozzato dopo diverse conversazioni con clochard della zona, corrispondente al profilo di una ex professoressa senza casa, continuamente in peregrinazione tra la Stazione di via Notabartolo, via Libertà e piazza Alberigo Gentili.  Da quanto ascoltato (e ascoltato col beneficio del dubbio), la professoressa-clochard sarebbe solita passare le mattine dalle parti di piazza Alberigo Gentili, parlando da sola, gridando di avere un fratello poliziotto, con in mano una sorta di registro stropicciato. Secondo Giovanni, clochard palermitano doc, precisamente del quartiere di Santa Rosalia, “la professoressa” non vuole avere nulla a che fare con gli altri, vuole starsene sempre per i fatti suoi. Appena qualcuno le si avvicina, diventa nervosa, tratta male chiunque stia a tiro.
L’ex professoressa è una delle due donne clochard della zona. L’altra invece è alla ricerca di Franco, il suo fidanzato che se ne è andato via dopo che lei lo aveva trattato male. Malgrado il gesto grave che l’ex professoressa-clochard avrebbe commesso (sempre il beneficio del dubbio, fino a prova contraria), nessuno nella zona sembra avercela particolarmente con lei, o con l’autore del gesto in genere. Marcello Dell’Oglio, il portiere del palazzo di via Notabartolo n. 23, dice con rassegnazione: “Se dovesse esserci qualche avvistamento, sta alla sensibilità di questa gente denunciare tutto quanto”. Il portiere, dopo aver finito di parlare, prende diversi bigliettini e li appende all’albero. Un altro signore, un uomo dal gilet marrone e con capelli bianchi,  guarda e domanda: “Ma perché cercate questa signora? E’ evidentemente disturbata, ha problemi psicologici. Si sta cercando solo un capro espiatorio. Non ha senso. La cosa desolante non è il gesto in sé: quella donna non capiva cosa stesse facendo, per lei quella magnolia con tanti fogli e foto non aveva significato. Ciò che dovrebbe allarmare di più è la gente che è restata indifferente. Molti potevano avvicinare l’autore del gesto e dirgli gentilmente di non deturpare quel piccolo monumento alla memoria, perché per loro quell’albero con tanti fogli e tante scritte aveva un senso, un significato. Purtroppo siamo in Sicilia, l’indifferenza è una cosa radicata in noi. E’ nel nostro sangue”.
Cercare ombre quando c’è il sole è abbastanza facile, le vedi ovunque e forse l’eccessiva presenza ti distoglie dal trovare quella giusta. Un uomo dalla barba incolta incontrato in via Libertà,  dice, mettendo una mano sulla spalla del cronista: “Il problema, caro ragazzo, siamo noi. Inutile cercare alibi. Quella donna, ammesso che sia stata lei,  non si è resa conto, chi gli stava accanto invece non ha alzato un dito. Chi è più colpevole?”.


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