Arrestato un barista| per l'omicidio del boss Morreale - Live Sicilia

Arrestato un barista| per l’omicidio del boss Morreale

Faida di Gela
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Agenti del commissariato di Gela hanno arrestato Emanule Ganci, 41 anni, accusato di aver partecipato all’uccisione di Maurizio Morreale, assassinato con colpi di pistola a 39 anni nel dicembre ’95 a Gela (Cl). Ganci e’ proprietario di un noto bar a Gela ed è indicato come esponente mafioso. La vittima era reggente del clan di Cosa nostra di Gela. L’ordine di custodia cautelare è stato firmato dal gip Nisseno Lirio Conti dopo le indagini condotte dalla Dda di Caltanissetta in seguito alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia gelesi, tra cui Rosario Trubia, Nunzio Licata, Fortunato Ferracane.

L’omicidio di Morreale è inquadrato nella cosiddetta faida di Gela dove la cosca dei Rinzivillo era contrapposta a quella degli Emmanuello. Le indagini della squadra mobile di Caltanissetta e dal commissariato di Gela avrebbero accertato che Ganci ha partecipato al delitto di mafia, in concorso con Giovanni Rubino (definitivamente condannato), Daniele Emmanuello, Alessandro Emmanuello, Rosario Trubia, Salvatore Terlati, Nunzio Licata, Fortunato Ferracane (processati separatamente). Gli investigatori acccusarono Giovanni Rubino di essere il sicario utilizzato da Daniele Emmanuello ed Alessandro Emmanuello. Secondo l’indagine ad organizzare l’agguato era stato Rosario Trubia dando incarico a Fortunato Ferracane e a Salvatore Terlati: questi ultimi chiesero aiuto a Nunzio Licata ed a Giovanni Rubino per la fase esecutiva. Emanuele Ganci su un’ auto Bmw avrebbe partecipato all’agguato. L’arrestato è anche accusato di porto e detenzione abusiva di arma da fuoco in concorso e di tentativo di omicidio di due poliziotti che con una volante del commissariato Ps di Gela avevano “intercettato” i killer e stavano per bloccarli. Nell’aprile ’99 lo stesso Ganci era poi sfuggito a un agguato che fu il preludio dell’acuirsi della faida di mafia che culminò nel luglio 1999 con l’uccisione di quattro persone, appartenenti ai due clan Rinzivillo ed Emmanuello.


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