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Cammarata e la mozione di sfiducia
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Che cos’è il consiglio comunale di Palermo? E’ un’istituzione stracciona. Inutile, quando non dannosa. Basta dare mezza occhiata al paesaggio e alla fauna di Sala delle Lapidi: il peggio della città è indubbiamente lì. In effetti si tratta di un consesso molto rappresentativo. Chi scrive ha assistito a un paio di sedute, trascorse in un florilegio di parolacce, risate e rutti. Non si offendano gli ottimi signori consiglieri, ne ricavai un’impressione come di bettola sordida che ancora mi accompagna.

Questo consiglio comunale, nei giorni scorsi, si è scosso dalla sua inerzia per varare il capolavoro politico della consiliatura. Ebbene, costoro sono riusciti a imbullonare sulla sedia un sindaco impresentabile che detestano cordialmente e trasversalmente. Lo spettacolo della mozione di sfiducia a salve contro Diego Cammarata è stato semplicemente grottesco. E l’opposizione sbaglia, quando rivendica, senza vergogna,  l’assenza di maggioranza del primo cittadino. E’ proprio  l’Abc del peggio: avere i numeri e non saperli sfruttare. Né coloro che hanno votato per la mozione e la cacciata si salvano, agli occhi di chi scrive, dal sospetto di un plebeo gioco delle parti, dall’ombra di un colpo di teatro consapevolmente inefficace, dalla cappa di un deleterio e omissivo dilettantismo. Sala delle Lapidi è un mercatino attraversato da molti mendicanti e da qualche sparuta persona tersa (vengono in mente Angelo Ribaudo e Antonella Monastra a sinistra e Leopoldo Piampiano a destra, però ce ne sono altri di bravi e onesti, seppure minoritari).

Allargando lo sguardo, bisognerebbe, per masochismo,  affondarlo nel putridume delle circoscrizioni, enti clientelari che non hanno motivo di esistere, se non in chiave parassitaria. E’ il balletto di riunioni e assemblee che non rivestono alcuna funzione se non quella di erogare un obolo pubblico necessario alla sussistenza di soggetti spesso poco qualificati.
Qualche tempo fa chi scrive pubblicò un articolo sul sindaco di Palermo. Il succo era: l’amministrazione Cammarata è nefasta, ma non può essere la sola colpevole dello sfacelo. Forse,  gli ipercritici di allora avranno modificato lo sdegno iconoclasta con cui si scagliarono sulle mura di quel pezzo che, invece, aveva centrato il problema, alla luce degli eventi recenti. Palermo è mortificata nellle sue istituzioni e nella sua classe politica. C’è chi gioca a fare il primo cittadino ombra e chi, invece, ha riguardo solo per il gettone di presenza consiliare. La città affonda,  strozzata dal concorso di colpa delle anime belle che criticano un sindaco funesto. Lo avversano, lo insultano, affermano di non volergli dare quartiere. E adesso grazie alla sventatezza di lorsignori, almeno per il momento, ce lo teniamo.


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