”Il garantismo è stato il caposaldo della cultura liberale di Forza Italia prima, e lo è del Popolo della Libertà adesso. E’ indubbio che da sempre rappresenta un elemento imprenscindibile e peculiare dell’azione politica di Gianfranco Miccichè, ovvero di chi ha avuto l’onore e l’onere di organizzare e portare al successo il partito di Silvio Berlusconi in Sicilia, difendendo sempre chi è stato vittima della cultura giustizialista”. Lo afferma il parlamentare del Pdl Pippo Fallica, in riferimento alle affermazioni del sottosegretario all’incontro di Liberamente ieri a Siracusa: ”Se poniamo un problema di classe dirigente del Popolo delle libertà, – ha detto Miccichè – quelli che li hanno in questi giorni si chiamano Brancher, Verdini e Cosentino: uno è del sud ma gli altri due, fino a prova contraria, sono del nord”. Per Fallica: ”E’ stata solamente una sottile battuta sarcastica volta a stigmatizzare e condannare proprio il fango buttato addosso a molti esponenti del nostro partito da ardite macchinazioni denigratorie”. Per Fallica, inoltre, ”si è trattata di una frase estrapolata da un contesto dialettico ben più ampio e articolato dove al centro c’erano i problemi del Sud e le prospettive di una federalismo solidale”.
Pippo Fallica: “Su Verdini
Miccichè ha fatto solo sarcasmo”

Ah ora è tutto più chiaro! Meno male….
Accortosi della gravità di quanto detto, Micciché ha chiamato Fallica e gli ha detto di fare un comunicato per alleggerire il contenuto delle proprie dichiarazioni. E Fallica, amico servile, ha diramato quanto sopra riportato. Resta un dubbio: chi ha materialmente stilato il comunicato stampa?
LA POLITICA E L’ESERCIZIO DI GOVERNO NELL’INTERESSE DELLA COLLETTIVITA’
Di recente il Procuratore Nazionale Antimafia Grasso, intervenendo ad un convegno su “colletti bianchi e mafia”, a proposito delle liste compilate dai partiti per
le elezioni, ha auspicato che siano preventivamente adottate delle soluzioni per evitare che coloro che sono già considerati nell’ambiente con contatti
cosiddetti “indecenti” vengano candidati alle elezioni, locali o nazionali.
Grasso ha anche evidenziato che “bisognerebbe trovare una legge in grado di impedire l’accesso alle candidature a chi ha determinate pendenze,
pur nella presunzione di innocenza che prevale…” e che “sarebbe opportuno aspettare che la situazione personale del candidato venisse risolta…”.
Ma purtroppo la questione morale non sembra interessare la classe politica siciliana.
Eppure è normale credere che in una società sana solo persone dotate di un alto senso della moralità, oltre che di specifiche capacità, possono servire
il bene comune.
Invece chi ricopre incarichi istituzionali non di rado sembra agire senza l’attitudine a comprendere i problemi della società e molto spesso agisce
fuori dall’etica e dall’onesta’.
Il soggetto politico sembra spesso perseguire un interesse personale, quello cioè di portare avanti la sua carriera politica intesa come “un lavoro”.
L’attività politica non appare percepita come un impegno ulteriore, oltre la propria attività lavorativa, ma come l’opportunità di migliorare la propria
condizione economica e sociale.
E così accade che il politico è attratto dalla logica degli affari e dello scambio dei favori, piuttosto che amministrare per il bene comune.
In tal modo la politica non risolve i problemi della collettività e provoca un danno grave alla società che si disgrega e perde la bussola.
Per questo ci sentiamo di condividere il pensiero del Procuratore Grasso che è intervenuto apertamente sul problema della questione morale.
Non vogliamo che chi ci rappresenta abbia dei procedimenti penali pendenti, sia sottoposto ad indagini o abbia a che fare con logiche
affaristico-clientelari.
Non vogliamo che chi si candidi a rappresentare la collettività ed a ricoprire importanti incarichi istituzionali sia sottoposto ad indagini giudiziarie
o peggio ancora faccia uso di droghe.
La politica non è un lavoro ma un lucido impegno nell’interesse della collettività.
grazie per l’ottima spiegazione, adatta anche ai non addetti come il sottoscritto