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Ciao Mario

Morto Bignone, capo della catturandi
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Se ne è andato con la discrezione di sempre. Mario Bignone aveva 43 anni. Era napoletano di origine, ma siciliano nel cuore. Palermitano, anzi. Vice questore della polizia, è stato il capo della Sezione Catturandi della squadra mobile del capoluogo siciliano. Il suo nome resterà, per sempre, legato ai suoi successi investigativi. Lo ricorderemo come l’uomo che ha messo le manette ai polsi dei boss Domenico Raccuglia e Gianni Nicchi.

Lui e i suoi ragazzi, come diceva Mario. Sempre pronto a defilarsi. Lontano dalle luci della ribalta. Preferiva che si parlasse dei suoi uomini. Quando rilasciava un’intervista, parlava sempre al plurale. Ripeteva all’infinito “noi, noi, noi”. Niente manie di grandezza, per carità. Solo quella, sana, fissazione per il lavoro di squadra. Lo sbirro con il maglione. Mai definizione è stata più azzeccata di quella usata per titolare le pagine che S ha dedicato al capo della Catturandi.

Era un uomo del fare, dell’azione, del lavoro duro. Senza fronzoli. Mario Bignone stava male da tempo. Una malattia incurabile ha fermato il suo cuore stanotte all’ospedale di Cefalù. Intorno alle quattro. Triste destino, il suo. Neanche il tempo di gioire per gli arresti, per il servizio reso allo Stato. Neanche il tempo di incassare la promozione a Primo dirigente ed è iniziata la sua via crucis. “Combatto, ci provo. E’ dura ma ci provo. Il tuo aiuto e quelli di tanta gente mi serve, che ci vuoi fa”, mi disse una volta, l’ultimo volta, con la musicalità che solo i campani sanno dare alle parole.

Un’immagine resterà per sempre nella storia di questa terra, quella di Mario Bignone affacciato alla finestra della sua stanza. Alla Squadra Mobile, mentre sventola la maglietta di AddioPizzo. Esultava. Sorrideva. La malattia non si era ancora fatta viva. Una malattia non tenuta nascosta. Ricordiamo ancora l’applauso della gente a Villa Filippina durante la presentazione di un libro. Un invito a non mollare. Lo stesso applauso con cui vogliamo salutarlo oggi. E ringraziarlo per “l’ottimo lavoro svolto”. Lui e le sua squadra, naturalmente.

Ai suoi familiari e alla Catturandi le condoglianze della redazione di LiveSicilia ed “S”.


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