E all'Ucciardone spunta il "canile" - Live Sicilia

E all’Ucciardone spunta il “canile”

“Cara Radiocarcere, sono un detenuto dell’Ucciardone e quando sono entrato qui dentro sono stato nel ‘canile’. Ovvero una gabbietta, larga un metro e alta due, dove stai chiuso in pedi per ore, qualcuno anche per giorni, io ci sono stato 10 ore. E’ stato terribile. Vomitavo, facevo i bisogni e piangevo. Ma nessuno è venuto a vedere come stavo”. L’allarme era stato lanciato da “Radiocarcere” e a rarccoglierlo è stata l’associazione Ristretti Orizzonti dei Radicali.

Il ‘canile’ sarebbe un di luogo di passaggio dove i carcerati transitano prima di essere immatricolati e portati nelle loro celle. “Le gabbie formano una sorta di struttura a ‘U’, sono larghe forse un metro e mezzo, il tetto è una plastica ondulata deteriorata, la parete è una grata metallica molto fitta, non ci passa nemmeno un dito e l’unico punto luce è il blindo” racconta Gloria Cammarata, responsabile dello sportello dell’ufficio del Garante dei detenuti all’Ucciardone di Palermo a Repubblica.it. “Il pavimento è una gittata di cemento – continua – e poi non c’è altro: solo un buco alla turca, protetto – si fa per dire – da un muretto molto basso, c’è solo sporco e le condizioni igieniche sono molto scarse. Tra queste ‘celle’ è stata ricavata anche l’infermeria dove i detenuti effettuano la prima visita medica”.

La psicologa di Ristretti Orizzonti sottolinea come “nel momento in cui facciamo della legittimità di una situazione del genere solo una ‘questione di ore’ perdiamo di vista il problema: è giusto lasciare una persona in quelle condizioni?”. Il dossier dei Radicali sull’Ucciardone dice che: “ci sono 700 detenuti a fronte dei 430 previsti dal regolamento e l’organico della polizia è sotto di 160 agenti. Per le spese di ordinaria amministrazione il carcere dispone di 8 mila euro l’anno. Ci sono 1 solo infermiere e 1 solo medico che devono coprire per 24 ore tutto il carcere. Il 15 per cento dei detenuti è sieropositivo, sono difusissime malattie infettive e patologie psichiatriche di ogni genere. Non ci sono spazi di alcun genere, né per lavorare né di socialità. Un detenuto in cella n°1 ha fatto domanda per un colloquio 13 mesi fa e non ha avuto ancora risposta. In una cella un detenuto da solo con tubercolosi: indossa una mascherina ed è tenuto a distanza da tutti (detenuti e agenti). Solo dieci minuti d’aria al giorno, con caldo infernale. Difficile avere un colloquio con gli educatori, attese anche di 7 mesi”.

Le denunce lanciate da tempo anche dal Garante dei detenuti, Salvo Fleres, fino a ora non hanno portato ad alcun risultato. E così conclude il detenuto che ha scritto a Radiocarcere: “Dopo il canile mi hanno portato in uno stanzone pieno zeppo di detenuti. Lì c’era gente malata di mente, stranieri, tossicodipendenti in crisi d’astinenza, malati d’Aids. Dopo circa un mese mi hanno portato in quella che sarebbe diventata la mia cella e mi son detto: ‘il peggio è passato!’ E invece mi sbagliavo, l’inferno vero all’Ucciardone iniziava lì”


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