Lo Giudice via dall'Udc: | "Vittima di un'oligarchia" - Live Sicilia

Lo Giudice via dall’Udc: | “Vittima di un’oligarchia”

Ancora uno strappo per Romano
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Saverio Romano

La grana non è lieve ed è annunciata con parole che non lasciano nulla al caso. La nota scotta: “Da oggi mi autosospendo dall’Udc e lascio il gruppo parlamentare all’Ars. Nell’attesa di valutare con i miei elettori e sostenitori le necessarie valutazioni di carattere politico, aderisco al gruppo misto. E’ una scelta sofferta ma inevitabile”. A dirlo è Giuseppe Lo Giudice, vice presidente della commissione Sanità all’Assemblea regionale siciliana, che ha comunicato la sua decisione al presidente dell’Ars, Francesco Cascio. “Ho sperato che il mio dissenso rispetto a quanto accade nel’Udc, a Trapani come a Palermo – spiega Lo Giudice – suscitasse un ripensamento delle logiche con cui si determinano le scelte nel partito, ma ho riscontrato solo insofferenza se non ostilità. A tratti anche gesti incomprensibili quanto mortificanti, come quando, essendomi fatto promotore di un convegno nazionale sulle politiche familiari, mi fu rinfacciato di avere invitato Bruno Tabacci (evidentemente ritenuto un facinoroso) reo di non essere più un iscritto al partito”.

Per Lo Giudice, “oggi al vertice del partito c’è una oligarchia che pensa a perpetuare se stessa. Si chiedono atti di fedeltà, e io la penso come Montanelli: la fedeltà è una virtù dei cani”. “La progressiva incomunicabilità con il segretario regionale, esercitatosi nell’arte dell’equilibrista piuttosto che prendere decisioni (salvo quelle di censurare chi non la pensa come lui) mi porta dunque a questo epilogo, che non è certamente un affronto al capogruppo all’Ars, di cui anzi riconosco lealtà e senso delle istituzioni. In questi due anni ho solo fatto richiami alle regole e al galateo politico. Mi hanno risposto – conclude Lo Giudice- deferendomi ai probiviri e minacciando di espellermi, tragicomici interpreti, quali sono (più o meno consapevolmente) di una cultura censoria riscontrata, in passato, in altri partiti e in altre latitudini. Ma questo, si sa, comporta la conoscenza della Storia, almeno quella dei democristiani tra cui si è cresciuti”.


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