Ma quanti casini nell'Udc - Live Sicilia

Ma quanti casini nell’Udc

Dopo le ultime polemiche
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(M.D.P.) “In pochi si accorgeranno di questa autosospensione e ancora meno ne sentiranno la mancanza”. Così Toto Cordaro (nella foto), deputato Ars e fedelissimo di Saverio Romano, commenta l’addio alle armi di Giuseppe Lo Giudice. L’Udc è un partito sano, forte, dove va tutto bene: è questa l’immagine che i vertici vorrebbero trasmettere all’esterno. In realtà le cose cominciano a complicarsi anche tra gli uomini dello scudocrociato e, anche se le bocche sono cucite, le voci di corridoio sui “rivugghi” interni sono molte.

Sono molte e partono da lontano, partono dalla vicenda giudiziaria che travolse Totò Cuffaro e lo portò a ritirarsi a vita privata. Partono dalle più o meno piccole fratture interne al partito createsi proprio per il malcontento dell’ala cuffariana, che non ha visto di buon occhio (e forse non l’ha mai digerita del tutto) l’ascesa di Saverio Romano. Partono da lì e si riflettono oggi, sui difficili equilibri che hanno portato l’Udc ad assumere inizialmente un ruolo di assoluta marginalità nel panorama politico regionale. Fino a poco tempo fa, quando i voti dello scudocrociato sono tornati a contare per gli equilibri di maggioranza e il partito è diventato il più corteggiato dell’Isola. Così, mentre l’organizzazione guidata da Pier Ferdinando Casini si prepara a traghettare verso il Partito della Nazione, qualcosa evidentemente è cambiata negli equilibri interni. E così dall’oggi al domani il gruppo democristiano in sala delle Lapidi si è trovato dimezzato. Poi è stata la volta di Riccardo Savona, presidente della commissione bilancio all’Ars, defenestrato perché accusato dai suoi di avere sostenuto la manovra finanziaria dell’acerrimo nemico Raffaele Lombardo. E ancora, qualche giorno fa è stata la volta di Giuseppe Lavima, segretario provinciale a Ragusa, che ha rassegnato le proprie dimissioni. Intanto, da un paio d’anni, covava il focolare del ‘caso Trapani’, dove il capo del partito, Mimmo Turano, è anche presidente della provincia (le due cariche sarebbero incompatibili secondo lo statuto del partito). Fino ad oggi, quando Giuseppe Lo Giudice si è autosospeso dal gruppo parlamentare e dal partito, puntando il dito contro “la gestione oligarchica dell’organizzazione politica”, nonché contro il segretario/presidente Turano.

“Sicuramente, apprendendo la notizia, non mi sono stracciato le vesti – ha commentato Toto Cordaro – che senso ha inveire contro un partito e lodarne il capogruppo in assemblea? Lo Giudice da chi crede che sia stato deciso quel capogruppo? Forse in provincia di Trapani lo scirocco è più forte che a Palermo e da alla testa”. Eppure, nonostante l’evidente clima poco sereno che emerge dalle sue parole, anche Cordaro assicura che non c’è alcun conflitto tra i militanti dello scudocrociato, che va tutto bene, che si trattava di un caso isolato. E precisa: “Con la costituzione del partito della Nazione noi stiamo volando alto. Se c’è qualcuno che vuole stare dietro alle beghe provinciali, è bene che stia a casa”.

Ad ogni modo, al di là delle rassicurazioni di pace, amore e fratellanza tra i tesserati Udc, le perplessità su quello che nasconde l’apparente calma piatta restano tutte. E sicuramente nei prossimi giorni il segretario regionale Saverio Romano e il capogruppo all’Ars Rudy Maira dovranno fare i conti con le questioni interne al partito, mentre sempre più voci si levano da casa Udc, insinuando il sospetto che dietro le beghe interne ci sia il ritorno, silenzioso ma incisivo, di Calogero Mannino come vera guida del partito in Sicilia.


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