Dai pizzini di carta agli sms|Ecco come comunicano i boss - Live Sicilia

Dai pizzini di carta agli sms|Ecco come comunicano i boss

La mafia si evolve
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La strategia delle comunicazioni ideata dall’intellighenzia mafiosa, continua a evolversi di pari passo con l’avvento delle nuove tecnologie di Tlc e soprattutto con l’avanzare degli strumenti che consentono agli investigatori di carpire i loro segreti. Ma il sistema sarebbe stato scoperto dal Dap, e reso noto dall’ex procuratore aggiunto nazionale antimafia Enzo Macrì, cioé gli sms inviati alla trasmissione televisiva “Quelli che il calcio” per comunicare messaggi cifrati ad altri boss, è nuovo e per certi versi geniale.
I criminali organizzati le hanno inventate tutte per sfuggire ai controlli nella sala colloqui delle carceri o per dare indicazioni a complici o “soldati” di rango più basso.
Lettere in codice, strizzatine d’occhio alle mogli in visita nei penitenziari o parole storpiate, sono state poco a poco
interpretate dagli investigatori e dopo l’uso comune delle intercettazioni telefoniche e ambientali i mafiosi sono corsi al
riparo. Hanno provato a intestare schede telefoniche per cellulari a prestanome, hanno clonato numeri telefonici, hanno utilizzato le e-mail. Ma sono sempre stati scoperti.
L’ideatore di una nuova, ma nello stesso tempo primitiva, strategia era stato Bernardo Provenzano: basta cellulari, basta conversazioni anche da cabine telefoniche bisogna comunicare solo con i “pizzini”, aveva deciso il boss corleonese recordman dei latitanti.
Ma anche questo tipo di comunicazione sembra sià fallito miseramente. L’arresto da parte della polizia del boss palermitano  Mimmo Raccuglia, alla fine del 2009, ha permesso agli investigatori di recuperare una nuova mole di
documentazione tra cui decine di foglietti che il boss mafioso conservava.
Provenzano, prima di Raccuglia, è stata la prima vittima eccellente del sistema di comunicazioni da lui stesso ideato.
Nel covo corleonese dove fu arrestato vennero trovati centinaia di foglietti scritti da lui o ricevuti. I bigliettini che non
venivano distrutti hanno consentito ai magistrati di svelare i segreti delle cosche. E ora i nuovi boss cercano sempre nuovi sistemi per comunicare.
L’ agrigentino Giuseppe Falsone, arrestato nel giugno scorso a Marsiglia in Francia, ad esempio era amante di Skype e delle nuove tecnologie. I suoi strumenti, pc, telefonini, palmari, sono ancora all’esame degli investigatori. E le sorprese non sembrano finire se i mafiosi, come pare, cercano di comunicare anche con messaggi in televisione.


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