E se facesse il sindaco? - Live Sicilia

E se facesse il sindaco?

Lettera a Miccichè
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Caro Miccichè,

Solo un’azione da kamikaze può ridare slancio alla sua promessa di eterna  giovinezza ormai appannata. Faccia il sindaco di Palermo e provi al mondo di non essere uno sceriffo tutto chiacchiere e distintivo, un’incompiuta di talento e inconcludente. Sarà un modo per tornare a volare e per chiedere scusa a tutti. Di che? Un minuto di pazienza.
Non lo diciamo per partigianeria politica o per malevolenza nei suoi confronti, dato la gravità dell’incarico. Si sa, nessuno sano di mente vorrà davvero fare il sindaco di Palermo dopo l’esperienza Cammarata con una eredità di macerie.  E’ che umanamente ci impietosisce di più il precoce tramonto dei suoi riccioli un tempo sfolgoranti di successi. Né sappiamo se lei potrebbe diventare un primo cittadino con le competenze giuste. Un elemento ci conforta: a meno di eventi catastrofici, il prossimo inquilino di Palazzo delle Aquile sarà meglio dell’attuale.

Abbiamo pensato a lei per una serie di motivi perfino psicologici. Lei è impantanato nella fanghiglia regionale, palude di azzeccagarbugli più che di comandanti sul campo da guerra lampo, quale lei si definisce. Raffaele Lombardo tesse la sua vela del potere, inclinandola di qua o di là secondo il vento. E lei c’è rimasto impigliato. La dialettica presidenziale è vischiosa, notarile, tipicamente catanese. Parlate linguaggi diversi. Forse starete insieme per qualche strategica convenienza, ma non legherete mai. Vuole puntare le sue fiches su Palazzo d’Orleans, Miccichè? Si sentirebbe a suo agio assiso nel soglio pontificio siciliano, nella sede che più plasticamente rappresenta la distanza siderale della politica dal popolo? Niente affatto. Lei aspira a una parte in  commedia da vero protagonista, da capocomico, un ruolo più fisico, purché si abbia il fisico del ruolo, una strada per farsi conoscere dalla gente, mercati rionali in cui stringere mani e parlare del più e del meno col pescivendolo…

Palermo non ha più un sindaco da anni. Ne ha eletto uno per ignorarlo e per ricevere la stessa indifferenza. Fu un riflesso freddo da trauma per passione infranta. Prima, Palermo aveva fatto l’amore col Sinnacollanno e ancora paga monete di cocente delusione. Orlando ebbe le sue colpe: la retorica sopravanzò la sostanza che pure c’era, la scenografia vinse sulla necessità. A un certo punto si diede per scontato che mutando l’immagine sarebbe mutata pure l’essenza. Dunque, la promessa del tutto, poi il nulla. E adesso? Davide Faraone si è candidato per il centrosinistra. Sarebbe un ottimo assessore,  non ha la visione d’insieme e il carisma per fare il sindaco, per rappresentare il volto di Palermo.
Ferrandelli proporrebbe una riedizione dell’Orlandismo senza Orlando che almeno sapeva parlare il tedesco… Alessandra Siragusa è uno splendido politico. E’ donna, peccato mortale in Sicilia. Di nuovo Orlando the original? Per carità…

Non è che a destra si vada tanto meglio. Vizzini è simpatico, tuttavia puzza suo malgrado di stantio e di prima repubblica. Scoma ha una pettinatura che lo rende sospetto. Altri nomi suscitano sensazioni che vanno dall’agghiacciante al risibile. Intendiamoci, Miccichè, non è che lei sia De Gasperi (e non è nemmeno l’Orlando buono, prima maniera). E’ che non partirebbe sfavorito vista la fauna di amici e nemici. Basterebbe aggiustare qualche esagerazione per trasformare l’arroganza in carisma e diventare quasi credibile. Se poi- casomai eletto – riuscisse addirittura a governare non malissimo da sindaco, bè, potremmo quasi perdonarle la circostanza di averci imposto Diego Cammarata. Non vuole candidarsi per passione? Tenti la titanica impresa almeno per espiazione, nell’ultima luce della sua giovinezza al tramonto.


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