"Io, magistrato solitario" - Live Sicilia

“Io, magistrato solitario”

I vuoti alla procura di sciacca
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Sciacca di sole, di mare e di procura vuota. La sorte dei tribunali senza giudici spetta anche alla cittadina marinara, nell’agrigentino. A portare avanti il palazzo di giustizia sono in due: il procuratore capo, Vincenzo Pantaleo e uno solo dei quattro pm previsti –  Salvatore Vella. Una procura che “minore” lo è solo sulla carta, a giudicare dal territorio in cui incide. Quattordici comuni, un totale di oltre 150.000 abitanti e le complessità delle esigenze di chi chiede giustizia. A Sciacca infatti, come ci riferiscono dalla procura, si trova di tutto: dalle cause di separazione, fino ai processi di mafia, passando per i dibattimenti su due degli omicidi più discussi degli ultimi tempi –  il delitto passionale di Cangialosi e la morte, per carnevale, di  Amendolia.
Del resto, la “più suggestiva” – a giudicare dalla collocazione – delle procure siciliane, vive immersa nelle diversità – anche criminali –  di un territorio vasto. C’è il litorale est dell’agrigentino –  quello del Belice, terra macchiata di sangue mafioso e percossa dalle estorsioni –  e ancora la bassa Quisquina, salita sulla ribalta nazionale per quel processo Face Off, che mise alla sbarra uno dei presunti gruppi più rodati del pizzo.

Delle difficoltà, ma anche delle speranze della procura saccense, ci parla il pm Salvatore Vella, che, a Sciacca, però, si trova in via temporanea. Qual è la sua giornata lavorativa “tipo”.
“Sveglia prestissimo e, sulla carta, a lavoro alle nove. In realtà non è così, non sempre. Bisogna correre contro il tempo. Quindi corsa in ufficio prima possibile, sempre che – come mi è già accaduto in questa procura – non ci sia un’emergenza notturna. Se c’è, Dio non voglia, un omicidio il magistrato deve andare. La priorità, in una giornata “di routine” sono le notizie di reato, ossia le denunce e anche in questo il range è ampio. A Sciacca le notizie di reato pullulano, solo quest’estate ne ho visionate una media di cinquanta al giorno. Quindi la trascrizione solerte delle stesse, sennò i processi non iniziano mai. Poi la lettura della posta e nel pomeriggio la visione dei fascicoli in scadenza, sennò si rischia di combinare qualche guaio imperdonabile. Ma non dimentichiamo che  ci sono anche le intercettazioni telefoniche, e a noi spetta il compito di disporle, postergarle o bloccarle”.

Quindi a Sciacca non si finisce mai?
“Praticamente si lavora, a volte, fino alle nove di sera. Consideri che ci sono anche delle separazioni coniugali complesse, che richiedono la presenza in aula del pm. E quindi, in quei casi, occorre lasciare tutto e andare in udienza. E a proposito, non dimentichiamoci le udienze penali, in cui il pm ha un compito fondamentale”.

Un’estate calda, quindi, quelle dei giudici di Sciacca?
“Effettivamente sì. Pensi che con il procuratore abbiamo fatto le ferie a rotazione. Quindi, a turno, la procura era sempre nelle mani di una sola persona. E le garantisco che le esigenze erano di ogni tipo: dai furti, alla droga, alle truffe,  passando alle udienze processuali, che si sono sposese sono ad agosto”.

Qual è la soluzione?
“Il problema è normativo e la soluzione starebbe solo nel cambiare la legge. A penalizzarci è stata la legge Mastella, che ha chiuso le porte in faccia agli uditori giudiziari di prima nomina, che prima, in condizioni come quella di Sciacca, avrebbero potuto tranquillamente affiancare il procuratore. Poi, sempre a livello normativo, c’è il discorso delle separazioni di carriera, per cui un magistrato giudicante, se sceglie, a un certo punto di diventare requirente, dovrà accettare di essere trasferito chissà a quanti chilometri di distanza dalla sua ultima sede. Il che penalizza l’osmosi tra i ruoli in magistratura e indubbiamente avvantaggia il vuoto. E poi, diciamolo chiaramente, in Sicilia fare il magistrato è più rischioso che altrove”.

Sciacca è una delle procure cosiddette disagiate. Che significa?
“In poche parole l’essere procura disagiata si traduce in un incentivo, per chi scelga, in questo momento, di farsi trasferire in questo tribunale per colmare l’urgenza. Un incentivo monetario,che prevede un incremento di circa 1.400 euro in busta paga al mese. Ma anche questo meccanismo è vizioso. Anzitutto ritengo che i criteri per definire disagiate le procure debbano essere altri: sono disagiate le procure dell’Aquila – dove il terremoto ha distrutto tutto –  o quella di Reggio Calabria, dove ci sono state pesanti minacce al procuratore. Non penso debbano essere i soldi ad allettare i giudici, quanto una revisione equilibrata delle legge”.

Lei a Sciacca è in via provvisoria e se dovesse andare via cosa accadrebbe?
“Io sono applicato alla procura di Palermo. A Sciacca mi trovo da qualche mese per tamponare l’esigenza . Qualora dovessi tornare a Palermo, Sciacca resterebbe con un solo giudice, il procuratore, che si ritroverebbe a fronteggiare urgenze ineludibili, in una procura merita tutte le attenzioni possibili. Questo deve fare riflettere”.


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