"Frattini difende Gheddafi" | Il comandante: "Non pescavamo" - Live Sicilia

“Frattini difende Gheddafi” | Il comandante: “Non pescavamo”

Il peschereccio mitragliato, l'armatore
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“Sono allibito dalle dichiarazioni di Frattini che ha accusato il mio comandante di pescare illegalmente. Evidentemente il nostro ministro degli Esteri preferisce difendere Gheddafi invece dei marittimi italiani mitragliati senza alcun motivo da una motovedetta libica che aveva a bordo anche nostri militari”. Non riesce a darsi pace, Giuseppe Asaro, l’armatore del motopesca mazarese Ariete che domenica sera è stato assaltato da un’unità militare libica a trenta miglia a largo dalle coste nordafricane. “La mia imbarcazione – sottolinea l’armatore – non stava affatto pescando ed inoltre, come è stato accertato anche dai rilevamenti satellitari effettuati con il ‘Blue Box’, si trovava in acque internazionali. Si vede che il governo italiano ha riconosciuto di fatto la pretesa del governo libico, contestata invece da tutta la comunità internazionale, di estendere unilateralmente le proprie acque territoriali fino a 72 miglia”.

Asaro ribadisce le sue critiche anche al ministro dell’ Interno, Roberto Maroni, che ieri aveva definito la vicenda “un incidente” sostenendo che forse l’Ariete fosse stato scambiato per un barcone di clandestini. “Ma perché è concesso sparare agli immigrati? In questi casi c’é licenza di uccidere?”, si chiede Asaro. L’armatore ricorda che a questo proposito il comandante Gaspare Marrone e l’equipaggio dell’Ariete “hanno salvato centinaia di emigranti nel Canale di Sicilia anche a rischio della propria vita: la legge del mare, e anche la nostra religione, ci impongono di aiutare le persone in difficoltà non di mitragliarle”. Asaro si schiera infine con il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, che ha accusato di “inerzia” il governo italiano. “Ha detto la verità, sono anni che promettono, promettono e poi ci abbandonano al nostro destino e ai colpi di mitraglia delle motovedette libiche”.

“Eravamo in acque internazionali e non stavamo pescando”. Lo ha ribadito questa mattina il comandante del motopesca Mazarese Ariete, Gaspare Marrone, ai magistrati della Procura di Agrigento che lo hanno ascoltato nell’ambito dell’inchiesta sull’assalto avvenuto domenica sera da parte di una motovedetta libica, che ha sparato anche diversi colpi di mitraglia. Il procuratore Renato Di Natale, l’aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto Luca Sciarretta hanno aperto un fascicolo, per il momento a carico di ignoti, ipotizzando i reati di tentativo di omicidio plurimo aggravato e danneggiamento. Stamani i magistrati agrigentini hanno compiuto a Porto Empedocle un sopralluogo a bordo dell’Ariete, sottoposto al sequestro preventivo, constatando di persona la presenza dei fori lasciati dai proiettili sulla fiancata sinistra e sulla cabina di comando dell’imbarcazione. “Una circostanza – ha detto il procuratore Di Natale – che sembra confermare il fatto che i militari libici abbiano sparato ad altezza d’uomo”. In attesa delle perizie balistiche, in corso da parte dei tecnici del Ris di Messina, i magistrati hanno annunciato che intendono identificare ed ascoltare “direttamente e senza delega alla polizia giudiziaria” i militari della Guardia di Finanza che erano a bordo della motovedetta libica in qualità di “osservatori”. I militari saranno chiamati a confermare il racconto del comandante il quale ha ribadito oggi che lui e il suo equipaggio non erano impegnati in una battuta di pesca, come invece ha sostenuto il ministro degli Esteri Franco Frattini e che sono stati assaltati “senza motivo”. “Fino a questo momento – ha aggiunto il procuratore Di Natale – non abbiamo alcun motivo per non credere alla ricostruzione del comandante dei marinai dell’Ariete”. La Procura di Agrigento, infine, acquisirà anche i dati del ‘Blue box’, il rilevatore satellitare che, al momento dell’assalto, segnalava la presenza del motopesca a 30 miglia a largo delle coste libiche, dunque in acque internazionali.


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