Motopesca mitragliato,| ecco il rapporto ufficiale - Live Sicilia

Motopesca mitragliato,| ecco il rapporto ufficiale

Il viminale
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Non c’é stato alcun inseguimento del motopesca italiano da parte della motovedetta libica. E’ quanto emerge dalla ricostruzione dei fatti riportata nel verbale della riunione d’inchiesta svoltasi ieri al ministero dell’Interno sul caso del motopesca italiano contro cui il 12 settembre ha sparato una motovedetta libica. Nel documento si legge che alle 19.25 i militari libici hanno aperto il fuoco prima in aria, poi in acqua e poi contro lo scafo dell’ ‘Ariete’, che si trovava a “circa 30 miglia nautiche a nord della località di Abu Kammash”. “Ciò nonostante – si legge ancora nel verbale – l’imbarcazione da pesca proseguiva la navigazione verso nord. Alle ore 20.00 il Comandante dell’Unità militare straniera (libica, ndr), valutata l’impossibilità di bloccare la corsa del natante fuggitivo, decideva di interrompere l’azione in attesa di ordini da parte delle Autorità libiche competenti”. Dopo circa tre quarti d’ora, ricevute disposizioni dalle autorità libiche, “il comandante del Guardacoste invertiva la rotta e si dirigeva verso il porto di Zuwarah”.

La Guardia di finanza ha operato nel rispetto dei protocolli di cooperazione tra Italia e Libia. Queste le conclusioni della riunione d’inchiesta tenutasi ieri al ministero dell’Interno sul caso del peschereccio italiano contro cui hanno aperto il fuoco i militari di una motovedetta libica, a bordo della quale c’erano anche dei finanzieri.

Ecco il rapporto ufficiale:

ORE 19.10: “una motovedetta libica (654 Sabratha) in servizio di perlustrazione per il contrasto all’immigrazione clandestina intercettava un peschereccio italiano a circa 30 miglia nautiche a nord della località di Abu Kammash (Libia – punto nautico lat. 33° 28′ 21″N long. 012° 04′ 43″ E). A bordo della motovedetta vi era altresì personale della Guardia di Finanza italiana”. A quel punto il comandante libico “ritenendo di averne constatato l’attività di pesca di frodo in acque considerate da quelle autorità di propria pertinenza, fatte preparare dal suo equipaggio le armi portatili in dotazione – secondo il loro consolidatò modus operandi – intimava al peschereccio mediante segnalazioni di rito anche con la sirena di bordo, di fermare le macchine, al fine di consentire il controllo”. “Dopo vari inefficaci tentativi di fermare l’imbarcazione, contattandola in lingua inglese anche via radio – prosegue il rapporto del Viminale – il comandante libico, prima di iniziare un’ eventuale azione di fuoco, chiedeva agli ‘osservatori’ della Guardia di Finanza di comunicare al comandante del peschereccio, in lingua italiana, di fermare le macchine altrimenti il guardacoste avrebbe fatto uso delle armi”. Ma il peschereccio, annota il verbale del Viminale, “non ottemperava all’ordine di fermarsi, proseguendo la navigazione”.
– ORE: 19.25: “Nella posizione di coordinate lat. 33° 31′ 30″ N e long. 012° 07′ 10″ E i militari libici iniziavano a fare fuoco, con le citate armi portatili, prima in aria, poi in acqua e successivamente contro il peschereccio italiano, colpendolo in varie parti dello scafo, senza provocare evidenti danni. Ciò nonostante l’imbarcazione da pesca proseguiva la navigazione verso nord”.
– ORE 20.00: “il Comandante dell’Unità militare straniera – conclude il verbale della riunione – valutata l’impossibilità di bloccare la corsa del natante fuggitivo, decideva di interrompere l’azione in attesa di ordini da parte delle Autorità libiche competenti”.
– ORE 20.45: “in posizione di lat. 33° 45′ 23″ N e long. 012° 132′ 12″ E, a seguito delle disposizioni impartite dalle autorità libiche, il comandandante del Guardacoste invertiva la rotta e si dirigeva verso il porto di Zuwarah”.

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